Messaggio di Pasqua dell'arcivescovo Morosini

News del 27/03/2016 Torna all'elenco delle news

Carissimi,

Vi trasmetto quello che a mia volta ho ricevuto (1Cor 11, 23). S. Paolo introduce così il racconto dell’ultima Cena, facendoci intravedere il valore di annunzio che avevano le indicazioni offerte per la rievocazione di essa da parte della Comunità. Egli, cioè, ci fa capire che la ripetizione di quell’ultima Cena ha il valore dell’annuncio pasquale: Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga (1Cor, 11, 26).

In questo anno pastorale, che ha al centro della riflessione e dell’azione comune il tema della trasmissione della fede, va sottolineata l’importanza di questo annuncio, che è il cuore della nostra fede: Gesù è risorto da morte.

La Pasqua, allora, va celebrata da parte nostra con la consapevolezza che dobbiamo fare memoria della storia della salvezza, per trasmetterla integra alle generazioni future, così come noi l’abbiamo conosciuta perché ce l’hanno trasmessa le generazioni che ci hanno preceduto nel segno della fede. La celebrazione dei misteri del Signore, perciò, non è fine a se stessa, ma sollecita la comunità all’impegno dell’annuncio e della testimonianza.

Questo stesso impegno deve caratterizzare anche la celebrazione della messa domenicale, alla quale i cristiani devono partecipare con questo spirito: convocati per testimoniare la risurrezione di Gesù, che è la risposta di Dio ai tanti interrogativi dell’uomo: sulla morte, sul dolore, sul momentaneo prevalere del male.

La nostra speranza di vincere trova nella risurrezione la forza e il coraggio di andare avanti.

Gesù ci insegna ad agire e a prendere in mano i contenuti e le mete della nostra speranza per cercare di realizzarli. Diventiamo allora testimoni della Pasqua, anzi persone pasquali, nel senso che dobbiamo portare il profumo della vita, là dove regna la morte.

· Portiamo la Pasqua nelle famiglie, diventando strumenti di riconciliazione e di perdono.

· Portiamo la Pasqua nelle nostre relazioni interpersonali, costruendole all’insegna della misericordia.

· Portiamo la Pasqua nella nostra città, collaborando fattivamente al suo sviluppo, ciascuno per quel che deve o può fare.

· Portiamo la Pasqua nelle strutture di peccato che offuscano il nostro vivere comunitario: la corruzione, l’usura, la droga, la prostituzione, la delinquenza organizzata. Non c’è Pasqua fino a quando resiste il loro regno di morte.

· Portiamo la Pasqua nella natura che ci circonda: rispettiamola e difendiamola da ogni scempio, nascosto dietro falsi miraggi economici ed occupazionali. Così il consumismo ha giustificato se stesso nel passato. Non c’è vero progresso lì dove la natura è contaminata.

Fino a quando tali strutture di peccato saranno vive ed operanti nel nostro tessuto sociale, non possiamo esprimere la gioia pasquale del Risorto, che vince la morte e distrugge ogni realtà che ha sembianze e odore di morte.

Carissimi fratelli, mentre vi auguro che il Cristo risorto dia forza, speranza, coraggio e pace ai vostri cuori, vi esorto vivamente a portare la gioia della risurrezione e della rinascita dovunque la vita vi porti. Con la gioia della fede che portate nel cuore, vogliate trasmettere la stessa fede agli altri in famiglia e nella realtà sociale e politica nella quale siete chiamati ad agire.

Buona Pasqua.

                                                                  Il vostro Vescovo

                                                                      p. Giuseppe  

 

Reggio Calabria, 20 marzo 2016

 

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