Celebrazione di apertura della Porta della Misericordia in Cattedrale - omelia e foto

News del 12/12/2015 Torna all'elenco delle news

Carissimi fratelli e sorelle,

abbiamo inaugurato nella nostra Diocesi l’anno giubilare della misericordia, ascoltando le parole di speranza del profeta Sofonia: Non temere, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente … ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico.

Consegno a tutti voi queste parole perché dinanzi ai problemi che ci affliggono e ci turbano nessuno ceda allo sconforto, ma tutti alziamo con coraggio lo sguardo, senza smarrire la speranza.

A ricordarci, poi, che speranza e misericordia non sono sentimenti effimeri e disincarnati, quanto, piuttosto, concrete coordinate di valore, con cui dobbiamo imparare a coniugare l’esistenza di ogni giorno, illuminandola con la fede, ci ha pensato il Vangelo appena ascoltato: il Battista ci ha ammonito in modo molto concreto, ricordandoci che la conversione non è una vuota parola, ma un serio impegno di vita. Le sue indicazioni sono state (e sono) chiare e pratiche e tutti capivano che la conversione non era una emozione, ma un impegno di vita: alla gente egli indica la via maestra della  condivisione e della solidarietà; ai pubblicani chiede di non imbrogliare nell’amministrare la cosa pubblica; ai soldati di non maltrattare nessuno e di non estorcere denaro.

Ecco, miei cari: la strada del Giubileo è tracciata.

Misericordia sì, ma nella conversione del cuore e nel cambiamento della vita. E tutto questo a livello personale e, di riverbero, a livello ecclesiale e sociale.

 

1. Dobbiamo saper accogliere il dono della misericordia.

Dio ci ha rivelato il suo volto attraverso la misericordia. Gesù è la rivelazione del volto di Dio: Filippo, chi ha visto me, ha visto il Padre. Il sacrificio di Cristo ci ricorda che la salvezza è dono di Dio, che salva l’uomo gratuitamente, senza che l’uomo possa rivendicare nulla davanti a lui. In tal senso, nella Sacra Scrittura, specie nel NT, la vera traduzione esistenziale del termine giustizia è misericordia. La giustizia di Dio non è mai vendetta nè punizione: è anzitutto offerta di perdono e di amore che ci conduce a conversione, a correzione ed a cambiamento di vita. Solo se l’uomo rifiuta questa offerta di misericordia, c’è il giudizio e la punizione di Dio. Il Vangelo parla di riscatto dell’uomo, ma parla pure di condanna: c’è il Paradiso ma c’è anche l’inferno.

Come possiamo accogliere questo dono?

* Aprendoci alla conoscenza di Dio e della sua Parola. Conoscere Dio attraverso la sua misericordia significa andare al cuore della religione cristiana. Vi esorto, pertanto, miei cari, a far sì che questo anno sia segnato da un maggiore e costante riferimento alla Parola di Dio, letta, scrutata, ascoltata, meditata, celebrata, vissuta. 

Ci sia, poi, un serio, rinnovato ed approfondito desiderio di studio e di apprendimento dei contenuti della fede, soprattutto in famiglia. S. Paolo scrive: Si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti; giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. È la nostra fede, che provoca Dio ad usarci misericordia. 

C'è, dunque, una parola di misericordia, una buona notizia di perdono e di conversion, ma per mezzo della fede in Gesù Cristo. Dove non cè fede vera, non ci può essere misericordia.

Per tutti quelli che credono

Si, fratelli miei: non sarà mai vano nè eccessivo l'impegno a crescere nella fede, per imparare a raccontarla, a trasmetterla, a proporla. 

Cari genitori, l'ho ripetuto tante volte e, oggi, vi rinnovo ancora, con fiducia ed affetto, questo mio appello: preoccupatevi di più della formazione cristiana e spirituale dei vostri figli, piuttosto che cercare di bruciare le tappe per la ricezione dei sacramenti! Non lasciatevi condurre da una superficiale fretta; non cedete alla tentazione di una formazione di fede "mordi e fuggi", fatta di sconti o di percorsi minimalisti!

In particolare voi, carissimi giovani, non accedete ai sacramenti per abitudine o mera consuetudine: scegliete Gesù e il suo vangelo; approfondite il suo messaggio, lasciatevi affascinare dal suo sguardo, imparate a conoscerlo ed a stare con Lui, con pazienza e fiducia, sceglietelo come compagno ed amico. Lui, il colto della misericordia del Padre, come direbbe Papa Francesco, saprà consegnarvi parole di speranza e di vita e vi aiuterà a trovare il senso vero della vostra esistenza!

Per tutti quelli che credono..!

Cerchiamo, dunque, di conoscere meglio Gesù ed approfondiamo la nostra fede. È questo il senso ultimo del nuovo progetto formativo, che, come Diocesi,  abbiamo preparato assieme e che, idealmente, stasera riconsegno a voi, cari sacerdoti, perché lo rendiate operativo nel più breve tempo possibile, con coraggio ed entusiasmo.

* Al dono della misericordia deve corrispondere l’impegno della conversione. Non si intenda per misericordia l’essere tranquillizzati sui propri comportamenti. La misericordia non è una sorta di rassicurazione psicologica sul nostro modo di agire (il Signore è misericordioso e perdona), ma un esigente invito di Dio alla conversione. Nessuno scherzi con Dio, prendendo alla leggera il suo comportamento, fidando poi in un colpo di spugna prodotto dalla misericordia di Dio. Alla misericordia che mostra nei nostri confronti, Dio associa anche il giudizio sul nostro peccato, e ci sollecita a ravvederci ed a convertirci. Misericordia non significa chiudere gli occhi sul male e non vederlo o non giudicarlo per quello che esso è. La misericordia ci offre una capacità di discernimento, mediante la quale noi possiamo valutare ciò che è bene, per noi e per la nostra società.

* Dobbiamo poi coltivare la vita di grazia attraverso i sacramenti, ben ricevuti: confessione ed eucarestia all’interno della partecipazione domenicale alla S. Messa e del rispetto del riposo festivo. Mi rivolgo a chi di dovere: restituite alla domenica la dignità di giorno sacro a Dio, di legittimo riposo e di comunione con la famiglia. Certi lavori, è vero, sono indispensabili, ma non educhiamoci (soprattutto non educhiamo i nostri figli!) ad una logica "mercantile" e consumistica  della vita, dove tutto sia sacrificato sull'altare della produttività o del commercio o della propria crescita economica.

* Accogliamo l’invito del Papa e portiamo l’annuncio del Vangelo della misericordia dappertutto, fino alle estreme periferie, geografiche ed esistenziali. Mi auguro che uno dei frutti del Giubileo possa essere, nelle nostre comunità,  un rilancio della prospettiva missionaria, così come vuole la Chiesa. Mi auguro, anche,  che, finalmente,  le strutture d’accoglienza dei più deboli e disagiati vengano attenzionate dalle autorità competenti e si dia loro ciò che per legge è dovuto, dando così speranza a chi vi lavora e non è retribuito da mesi, talvolta addirittura da anni!

 2. La misericordia ricevuta, va donata.

Gesù ci ha insegnato a pregare così nel Padre nostro: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

La fede ci spinge a costruire fra noi una civiltà riconciliata, all’interno della quale il perdono deve essere dato e ricevuto con grande disponibilità. La misericordia genera perdono, accoglienza, solidarietà. È così che cambierà veramente la nostra società.

Cosa può comportare tutto questo per le nostre comunità ecclesiali e civili?

* Bisogna convincersi che la misericordia non è un dolcificante gettato sull’amarezza delle nostre colpe, né significa chiudere gli occhi sulla realtà, ma è assunzione delle proprie responsabilità rispetto alle persone e alla realtà che ci circondano. Non ci si può illudere di avere misericordia se non facciamo emergere il peccato che è in noi e attorno a noi, perché venga redento.

Il Papa ci ha ricordato, per questo anno santo della misericordia, soprattutto i problemi della corruzione, della delinquenza organizzata, della distruzione del mondo che abitiamo. Ecco tre ambiti in cui possiamo esercitare la nostra misericordia.

* Certamente siamo impotenti, come singoli, dinanzi alla distruzione del nostro pianeta. Ma per la difesa del nostro territorio possiamo educarci tutti al rispetto dell’ambiente, del nostro verde, del nostro mare, della bellezza dei nostri monti, rispettando le regole della raccolta dei rifiuti. La cultura della sobrietà è un atto di misericordia verso la natura.

* Il fenomeno della corruzione dilaga in mezzo a noi; ce ne accorgiamo solo quando siamo toccati in prima persona da essa. Ce ne dimentichiamo quando sono in gioco i nostri interessi privati. È atto di misericordia verso la collettività assumersi la responsabilità di scelte libere, ponderate e pulite, soprattutto quando siamo chiamati a dare la nostra fiducia a chi deve guidarci, rappresentarci o amministrarci. È atto di misericordia non sostenere candidature di persone che hanno già dato segni di cattiva amministrazione, barattando il nostro voto con la promessa di favori, che, proprio perché tali, quasi sempre sono destinati ad essere disattesi. È necessario, poi, sconfiggere la subcultura, che serpeggia in mezzo a noi, in forza della quale ci sentiamo più  bravi se riusciamo a trovare il modo per imbrogliare lo stato. Dobbiamo debellare tra noi la mafiosità, cioè la cultura mafiosa che inficia I nostril comportamenti

* E che dire poi della triste piaga della delinquenza organizzata?

Soprattutto a chi è legato alla ‘ndrangheta voglio dire che, certo, Dio è misericordioso con tutti, anche con loro; ma Egli non copre mai il peccato: al contrario,  lo scopre, lo svela, perché possa essere sconfitto. Fratelli ‘ndranghetisti, sappiamo come i vostri loschi affari, economici e criminali, tengono sotto scacco la nostra Regione e la nostra città: Dio vi offre l’occasione di mollare la presa che avete sulla nostra vita sociale, economica e politica. Sappiatene approfittare: ecco ora il momento favorevole. Non crediate, però che basti attraversare una porta (fosse pure la porta giubilare) e baciare un crocifisso perché tutto si ricomponga nella misericordia di Dio. Il Signore vi insegue e vi chiede un cambiamento di vita. Ve lo chiedo, con forza, in nome di Dio e di tutte le sofferenze che avete arrecato alla nostra città con il traffico della droga, con i taglieggiamenti, con le minacce, le bombe, gli incendi, ritardando o impedendo il suo sviluppo: Non vi tocca il cuore vedendo la migliore gioventù abbandonare la nostra terra? Avete contribuito a distruggere la nostra terra: convertitevi! Dovete convertirvi per ridarci speranza!  Desistete da queste azioni criminali e lasciatevi perdonare dal Signore! 

Io spero e prego che in questo anno la nostra Chiesa diocesana possa raccogliere il pentimento di tanti di voi: siate coraggiosi, siate uomini veri, veri uomini di fede e di onore. Ritornate a Dio e alla legalità, chiedendo perdono a coloro a cui avete fatto del male e riparando a questo male, per quanto è possibile. Dio ha fatto il primo passo e vi aspetta a braccia aperte. La Chiesa saprà mediare il vostro ritorno alla vera vita.

* Ma è necessario costruire in mezzo a noi una cultura di riconciliazione e di perdono, a salvaguardia della convivenza civile, del lavoro politico, del rilancio economico e della stabilità della famiglia stessa. Una cultura di odio e di contrapposizione politica fine a se stessa non giova a nessuno. Ne pagherebbe le conseguenze il nostro sviluppo economico e sociale.

* In questa prospettiva vi invito ad affrontare in modo biblico, e perciò cristiano, il rapporto tra giustizia e misericordia. Lo ripeto: bisogna ripartire dal significato biblico di giustizia, che significa anzitutto misericordia, e, attraverso di esso, impostare rettamente e cristianamente il suo rapporto con tutte le altre  altre espressioni  della giustizia, sia commutativa che distributiva.

Desidero chiedervi un’ultima attenzione, tutta particolare, per non essere frainteso in quanto sto per dirvi.

S. Paolo nella lettera ai Romani scrive: Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti; giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.

Qual è questa giustizia che egli ci dimostra? È la misericordia. 

Dio per essere giusto perdona. Nessun elemento di vendetta in lui. Egli previene l’uomo con la proposta di perdono e l’accompagna nel cammino di conversione, lasciando a lui la decisione della scelta finale: con lui o contro di lui. Lo stile di Gesù è chiaro in proposito. Ne ha dato un segno nel comportamento con Giuda: pur sapendo chi fosse, non lo ha mai emarginato. Ha cercato di recuperarlo sino alla fine, accettando, tuttavia, che Giuda, nella sua libertà, decidesse di tradirlo e di porsi fuori dal raggio di azione del Maestro.

* Il Giubileo della misericordia deve rimettere a fuoco questo senso di giustizia, affrancandoci da un significato di giustizia che è vendetta. Secondo questo modo di pensare, la misericordia andrebbe esercitata solo con chi si è già convertito ed ha riparato al male compiuto. Il perdono, dunque, sarebbe il premio di Dio e della Chiesa al peccatore che si è pentito, ha soddisfatto la pena ed ha riparato. Questo modo di pensare può apparire scontato, ma non è così.

Se lo fosse, sarebbe inutile la presenza di un Sacerdote in un carcere, lì dove può esserci desiderio vero di conversione o di perdono, anche se, ancora, non si è scontata la pena subita o non si è  riusciti a riparare al male procurato. Se lo fosse, sarebbe inutile accompagnare il peccatore con pazienza, attendendo l’ora della sua conversione.

La chiesa propone la misericordia di Dio anche al peccatore più incallito, anche al mafioso più feroce. Se vede anche solo un piccolo segnale di ravvedimento, o di volontà a riprendere il cammino di fede, la chiesa gli sta accanto, lo nutre anche dei sacramenti, se necessario, per farlo crescere nella fede e farlo maturare nel segno della conversione e della riparazione, senza, per questo,  mai intromettersi nel corso della giustizia terrena, che deve fare il suo corso.

Anche a questo serve il tempo favorevole che il giubileo ci offre.

Fratelli e sorelle carissimi, iniziamo con questi intendimenti l'anno giubilare! Facciamolo con fede, con umiltà e coraggio.

Vorrei concludere questa omelia con un augurio, così come l'ho iniziata: a me ed a voi cari confratelli nel sacerdozio, chiamati ad essere, in questo anno santo, prezioso ed indispensabile strumento dell'abbraccio  rigenerante del Padre..;  a voi religiosi e religiose, segno profetico della bellezza dell'assoluto di Dio..; a voi famiglie, scelte per essere cenacoli di vita, dove l'amore intercetti ogni autentico bisogno di verità, di tenerezza, di fedeltà e di perdono..; a voi cari fratelli ammalati ed anziani, icona di Gesù che sa soffrire ed offrire..; a voi cari giovani, promessa e certezza di futuro per la chiesa ed il mondo..; a voi, carissimi fratelli poveri, che siete gli invitati privilegiati alla mensa del Signore..; a tutti noi, peccatori ma bisognosi della divina misericordia.., con Sofonia, ripeto: Non temere, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente … ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico.

Questo è il vangelo della misericordia di Dio. E la Chiesa non si stanca di predicarlo e di annunciarlo, con fiducia e speranza.

Sia, dunque, un anno di grazia questo nostro giubileo, un anno di pace, per noi, per tutti, per la nostra città, per il mondo intero!

Lo chiediamo a te, Vergine consolatrice, perché, con la tua tenera e provvidente  mediazione di Madre, tu voglia  presentare questi propositi al cuore dolcissimo e misericordioso del tuo Figlio Gesù, nostro Salvatore.

Amen

 

Omelia dell'arcivescovo Morosini in pdf

 

LE FOTO (foto di Adriana Sapone)