6 agosto - Festa della Trasfigurazione del Signore: trasfigurarsi con la preghiera
News del 05/08/2015 Torna all'elenco delle news
Il 6 agosto di ogni anno, con data fissa, celebriamo la festa della Trasfigurazione di nostro Signore Gesù Cristo sul Monte Tabor, davanti a testimoni come Elia e Mosè e davanti agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Questa festa è meglio conosciuta come la festa del SS. Salvatore e in alcune zone come la Festa del Volto Santo di Gesù.
E' una festa importante da un punto di vista cristiano, molto sentita dal popolo santo di Dio, perché ci riporta ad uno dei momenti più belli vissuti da Gesù e dai tre apostoli sul monte della gloria. E' la festa del paradiso, ma anche della Passione di Cristo. Una festa che ci offre l'opportunità in questo mese di agosto di riflettere sul significato non solo della trasfigurazione di Cristo, ma sulla nostra trasfigurazione. Ogni tempo è favorevole perché nella nostra vita ci possiamo e dobbiamo trasfigurare, cioè cambiare in meglio il nostro visto spirituale, ma l'estate ha una carica in più, perché questo possa avvenire, trasformandoci in attenti cristiani che danno spazio alla vita spirituale e che salgono sul monte, insieme a Gesù, a contemplare e a pregare. L'importanza della preghiera e della contemplazione per ogni cristiano è fuori discussione. Senza la preghiera che è il respiro e l'ossigeno dell'anima, difficilmente possiamo affrontare il buon combattimento della vita quotidiana. Certo Gesù, dove aver manifestato la sua gloria, al punto tale che i tre privilegiati apostoli chiedono al Signore di continuare a stare lì, ritornano nel volto della sua umanità e nel volto della sua sofferenza. Riprende il cammino e scende giù a valle, perché l'attende la scalata di un'altra importante montagna, quella del calvario, alla quale fa riferimento riportando alla realtà anche i suoi gioiosi e felici discepoli.
Sull'esempio di Gesù, anche noi dobbiamo scendere dall'esperienza della contemplazione, dell'isolamento, del silenzio, della tranquillità, dai nostri veri o presunti paradisi e non solo spirituali, in quanto ci attende la vita di ogni giorno con le sue gioie e i suoi affanni, con le sue croci e con i vari calvari da salire. La sequela di Cristo passa attraverso l'assunzione della croce. Chi vuol venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Ecco l'essere vicino a Gesù, dopo la trasfigurazione sperimentata nella preghiera e nella contemplazione, magari nel silenzio e nella solitudine di un eremo, di un convento, di un ritiro, si può trasformare in un tempo per stare a valle, vicino alle sofferenze degli altri. Oppure, in opposizione allo stile di vita di Gesù, si può trasformare in un tempo di distrazioni, che normalmente ci offre, soprattutto il mese di agosto, dimenticandoci di Dio e della carità verso gli ultimi e i sofferenti. Non si comprende il Tabor senza comprendere la valle delle lagrime, come recitiamo nella preghiera mariana della Salve Regina. "A te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lagrime".
Stare a valle, ridiscendere dal monte ha anche esso un significato cristiano, se scendendo dopo l'esperienza della preghiera noi possiamo incontrare i volti sofferenti dei nostri fratelli ed asciugare le loro lagrime, spesso nascoste per dignità da questi nostri fratelli e sorelle che sono nella sofferenza e che, per non essere di peso agli altri si tengono tutto per sé custodendo gelosamente, come Maria che conservava tutto nel suo cuore, le loro piccole o grandi sofferenze. Trasfigurarsi con la preghiera è salire con Gesù sul Monte Tabor e contemplare la gioia eterna del volto luminoso di Dio, ma anche salire il Monte del calvario, dove la preghiera di Gesù sull'altare della Croce è espressa attraverso le sette parole che il Maestro pronuncia mentre sta a offrire il suo sangue per noi, per redimerci da ogni colpa ed aprirci le porte del Paradiso, una volta per sempre, e non solo per un breve tempo, come quello sperimentato dagli apostoli sul Monte della gioia. Scrive san Giovanni Paolo II, Papa, nell'Esortazione apostolica "Rosarium Virginis Mariae", nel presentare i contenuti teologici del mistero luminoso della Trasfigurazione che "Mistero di luce per eccellenza è poi la Trasfigurazione, avvenuta, secondo la tradizione, sul Monte Tabor. La gloria della Divinità sfolgora sul volto di Cristo, mentre il Padre lo accredita agli Apostoli estasiati perché lo ascoltino (cfr Lc 9, 35 e par) e si dispongano a vivere con Lui il momento doloroso della Passione, per giungere con Lui alla gioia della Risurrezione e a una vita trasfigurata dallo Spirito Santo".
Sia questa la nostra preghiera, oggi, davanti al volto luminoso di Gesù sul Monte Tabor e del volto sanguinante del Salvatore sul monte del Calvario:
Sul monte del dolore,
Tu, Signore della Croce,
sei salito per amore,
salvando il mondo intero
dalla vera sofferenza.
Gesù, vittima pasquale,
che ti sei donato al Padre,
in totale obbedienza
alla sua volontà,
fa' che la nostra vita
sia in obbedienza
alla volontà di Dio.
O Gesù, morente sulla Croce,
non permettere a questo mondo
di dimenticare il tuo dolore,
causando morte e distruzione
in odio alla religione.
Guarda dalla Croce
coloro che portano tante croci,
dalle più leggere alle più pesanti,
senza lamentarsi mai.
Proteggi la sofferenza innocente
di tanti bambini, donne ed uomini
che soffrono in ogni parte della terra,
senza avere il minimo concorto
da quella carità fraterna
che spegne il fuoco
di ogni sofferenza.
Fa' che noi, viandanti della croce
e con la croce,
pellegrini del dolore,
che si lamentano
di ogni minimo dolore,
sappiamo guardare alla tua Croce
e nella preghiera di ringraziamento,
rinnovare l'impegno di seguirTi
fino al Calvario,
ben sapendo che chi vuole venire dietro a Te,
deve prendere la sua croce,
ogni giorno
e camminare speditamente
verso le alte mete
dell'amore e dell'oblazione.
Signore della Croce,
donaci la forza
di portare con dignità
le nostre croci quotidiane,
quelle che Tu ci doni
per amore e per purificazione,
quelle che ci arrivano inaspettate,
dalla nostra condizione umana.
Signore della Croce,
abbi pietà di noi peccatori,
di noi che abbiamo
messo sulle spalle degli altri
le nostre croci
perché incapaci di amare e di sacrificarci per gli altri.
Signore della Croce,
dona pace al nostro cuore
inquieto ed irrequieto, finquando,
rassegnandosi alla tua volontà,
non riposa in Te per l'eternità. Amen.
Omelia e Preghiera di padre Antonio Rungi
Trasfigurarsi nell'amore
La Trasfigurazione è un'esperienza senza dubbio straordinaria, unica, per Gesù anzitutto, e per i suoi tre discepoli. "Si trasfigurò davanti a loro". Letteralmente: "fu trasfigurato". Da Dio: è Lui che opera tale prodigio, tale meraviglia nell'umanità di Gesù. Un Gesù incredibilmente nuovo. L'evangelista sottolinea la sua luminosità: "le sue vesti divennero splendenti, bianchissime". Il bianco luminoso simboleggia il mondo divino, il mondo della risurrezione. Bianca sarà appunto anche la veste dell'angelo che annunzierà la risurrezione di Gesù (Mc 16,5). E' la "gloria" di Dio, cioè la pienezza traboccante della vita di Dio, che rifulge su tutta la persona di Gesù. E' la "gloria" segreta di Gesù, quella vitalità infinita, quel fascino, quello splendore divino, che abitualmente si nascondeva sotto un'umanità comune, e che ora trapela, anzi esplode all'esterno, seppure per un attimo. I discepoli rimangono letteralmente "inchiodati", estasiati da tanta bellezza. Ma prima ancora, Gesù stesso è sopraffatto dallo stupore, è inondato e sommerso dalla gioia di Dio. In questo modo il Padre fa sperimentare a Gesù e fa intravedere ai tre discepoli un "assaggio" di quella gloria che, risorgendo dai morti, possederà per sempre dal mattino di Pasqua. Il Gesù trasfigurato è già in qualche modo e per anticipo il Signore risorto.
Quest'esperienza vuole infondere in Gesù e nei discepoli coraggio e fiducia di fronte alla prospettiva della sofferenza e della morte. Ecco dove conduce il cammino verso Gerusalemme. Qui Gesù sarà ucciso: fallimento totale della sua opera e dispersione dei discepoli. Ma non è questo lo sbocco ultimo e definitivo. Il traguardo finale è la vita nuova vittoriosa sulla morte, è la luce della risurrezione.
A noi cristiani, impegnati ogni giorno a seguire Cristo con fedeltà tenace, anche se sofferta, la trasfigurazione di Gesù ricorda che questo cammino ci conduce immancabilmente alla nostra futura glorificazione, quando Egli "trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso"(Fil 3,21) .
Mi piace interpretare la "Trasfigurazione" come un gesto di tenerezza infinita che Dio Padre compie nei confronti del suo Figlio Gesù, incamminato verso il Calvario. Gli fa sperimentare, sia pure per breve tempo, la luce e la gioia che saranno permanenti e definitive dopo il buio e l'angoscia della passione e della morte. E questo abbraccio caldo del Padre col Figlio i discepoli non solo in qualche modo lo contemplano, ma vi sono come trascinati dentro con Gesù. Si pensi, appunto, alla nube, simbolo della
La "trasfigurazione" non è soltanto un avvenimento futuro che il credente aspetta nella speranza. Ma nella sua vita è già in corso una misteriosa "trasfigurazione" del suo essere, un rapporto di progressiva assimilazione a Cristo attraverso l'amore. Una "trasfigurazione" che in certi cristiani più maturi non di rado traspare anche all'esterno. Quando per es. visito malati che mi accolgono col sorriso e accettano con serenità la loro sofferenza, quando trovo ragazzi e giovani che sanno andare controcorrente e si mantengono puri in un ambiente inquinato e inquinante; quando incontro persone di ogni età che sono capaci di perdonare; persone che hanno deciso di giocare la loro vita su Dio soltanto, rinunciando all'idolo del denaro, del successo, del potere, del sesso...in tutti questi casi penso a tale "trasfigurazione" in atto.
Nella misura in cui anche noi ci lasciamo "trasfigurare" da Gesù, offriamo un servizio immensamente prezioso alla società. "È meglio accendere una luce, anche piccola, che imprecare contro il buio" (detto orientale). Ma restare una luce accesa, essere la luce di Cristo che filtra e si irradia attraverso la nostra vita e la nostra parola: quale dono per gli uomini! Perché non crederci'? Perché non impegnarsi subito?
Lungo la nostra giornata quanti gesti forse scivolano via, vuoti d'amore, e ci lasciano insoddisfatti! Non potresti provare a "trasfigurare" ognuno dei tuoi gesti, a trasformarlo cioè in un gesto di attenzione agli altri, in un capolavoro d'amore? Comincia subito con le persone che ti stanno vicino.
Molte volte al giorno io posso raccogliermi in una pausa di silenzio oppure posso attivare la mia attenzione durante il lavoro, il gioco, e anche in mezzo alla confusione, per avvertire la voce del Padre che mi ripete: "Gesù è il mio Figlio, è tutto il mio amore, è tutta la mia gioia. Ascoltalo. Cioè accogli la sua parola, mettila in pratica, accetta la sua guida, ubbidisci a Lui".
Il rapporto con la parola di Gesù, come anche il dialogo con Lui nella preghiera, ci "trasfigura" interiormente rendendoci sempre più simili a Lui, altri Lui. Il custodire nel cuore, lungo la giornata, anche una sola delle parole di Gesù, che ci sono state donate nella celebrazione domenicale o che abbiamo colto leggendo il Vangelo, "trasfigura" a poco a poco il nostro modo di pensare e di agire e rende il nostro volto più luminoso, quasi trasparenza del volto di Gesù.
Omelia di Mons. Ilvo Corniglia
Liturgia della Parola della Festa della Trasfigurazione del Signore 6 agosto 2015 (Anno B)