25 dicembre - Solennità del Natale del Signore: oggi su di noi splenderà la luce, perchè è nato per noi il Signore

News del 23/12/2014 Torna all'elenco delle news

Eccoti, Signore. Eccoti qui. Nonostante le nostre distrazioni, le nostre superficialità, le nostre promesse infrante, tu sei qui, ancora. Non ti sei stancato di noi e delle nostre nauseanti mediocrità.

Oggi è Natale, è il giorno in cui Tu, Signore, sei entrato nella nostra storia, in cui la tua eternità è venuta ad abitare il tempo.

Il nostro tempo.

Tempo di crisi, di miseria, di bassezza, di povertà di cuore più che di denari.

Tempo di grandi sogni, di desideri, di giovani che sanno metterci la faccia, di storie di santità nascosta, di voglia di cambiare, di bellezza al di là dell'effimero.

Eccoti, Signore.

Oggi è un giorno di gioia.

Se ti voglio cercare non devo scrutare il cielo o perforare gli abissi della terra.

Tu sei qui, vicino, più intimo a me di quanto io possa immaginare.

Tu sei carne della mia carne.

Io sono carne della tua carne.

Se ti voglio cercare non devo attraversare il mare o sfidare il fuoco.

Tu sei quel bimbo paffuto e infreddolito, tu sei quel cucciolo di messia con le guance rosse e i pugni serrati, tu sei la rivelazione compiuta e disarmante del volto di Dio che tutti da secoli hanno cercato e che ora si svela in quella grotta come mai nessuno avrebbe immaginato.

Così sei venuto in mezzo a noi: in una notte fredda, come un profugo, con la porta degli alberghi chiusa in faccia e solo il tuo vagito a sciogliere di lacrime il nodo che stringeva il cuore di Maria e di Giuseppe.

In tutto e per tutto sei venuto uomo tra gli uomini.

Hai scelto di abitare la nostra carne, l'hai amata come la dimora più preziosa e l'hai trasfigurata.

Hai scelto così, Signore.

Hai scelto una follia, perché così è l'amore.

L'amore come il Tuo, che conquista senza possedere, che illumina senza abbagliare, che scuote senza ferire, che stravolge per mettere ordine. E' l'amore che ha scelto la piccola Maria e non una principessa; Giuseppe il falegname e non un sacerdote del tempio; una stalla e non una stanza regale; una bottega di falegname e non il tempio; un gruppo maldestro di pescatori, esattori delle tasse, rivoluzionari, conservatori e non un addestrato manipolo di super-fedeli; un grembiule e un catino per testamento; una croce per trono regale; una tomba vuota per riempire i cuori di speranza.

Questo è l'amore. Il tuo.

Oggi è il giorno dello stupore, della gratitudine e della speranza.

Oggi è il giorno in cui possiamo nascere e rinascere, possiamo permettere che le nostre nudità siano rivestite, che le nostre ferite siano medicate, che le nostre solitudini siano riempite dalla Tua presenza.

Oggi, Dio, Tu vieni in noi, ad abitare negl'angoli più bui della nostra storia e li riempi con la tua luce, oggi ci chiami a deporre ogni arma e ogni difesa. Servono mani vuote, libere, pronte, disarmate per accogliere il tuo dono, il dono più grande che una creatura possa immaginare: il suo stesso creatore.

Ci proveremo Signore.

Proveremo a non riempire di inutilità e di emozioni vuote questo Natale; proveremo a sentirne lo scandalo e la follia; proveremo ad accoglierti e lasciarci accogliere.

Proveremo, Signore, a vivere un Natale vero.

Omelia di don Roberto Seregni (Oggi è il giorno...)

 

Riconosci la tua dignità: il Natale è anche questo

Tra gli aspetti che distinguono la fede cristiana dalle altre, fondamentale è il fatto che Dio non se ne sta lontano nel suo cielo, totalmente "altro" rispetto alla povera, miseranda umanità. Egli ha a cuore ogni singolo essere umano, tanto da legarlo a sé diventando uno di noi. Pur restando Dio, si è fatto uomo nella persona di Gesù: ed è quanto dice la celebrazione di oggi, nel suo significato profondo che le luminarie, i regali e in genere il clima stucchevolmente festaiolo non può nascondere, non deve far dimenticare.

I due versanti, l'umano e il divino, della nascita di Gesù sono richiamati dai vangeli delle tre distinte Messe previste oggi dalla liturgia. La Messa della notte espone (Luca 2,1-14), il fatto di Betlemme: "Mente si trovavano in quel luogo, si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio". Nella Messa dell'aurora continua la lettura dello stesso brano (2,15-20), con il Bambino omaggiato da semplici pastori. Dopo questi umili esordi, il vangelo della terza Messa (Giovanni 1,1-18) spiega il fatto, guardandolo dalla vertiginosa altezza di Dio: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio (...) E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Lo stesso brano espone anche le conseguenze di quel fatto unico: "A quanti l'hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio, i quali non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati".

Gli uomini, figli di Dio! Quale abisso di degnazione, da parte dell'Onnipotente; quant'è profondo, il mistero che ci avvolge! Quale importanza riveste dunque, agli occhi di Dio, la miseranda umanità! In proposito, San Leone Magno (di particolare interesse per noi, perché egli è stato il primo papa a metter piede in terra mantovana, quando a Governolo, l'anno 452, fermò le orde di Attila) ha scritto un commento illuminante.

"Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita. O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia con cui ci ha amati ha avuto pietà di noi e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo, perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani. Deponiamo dunque l'uomo vecchio con la condotta di prima e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all'abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio".

Riconosci la tua dignità: quella che prescinde dalle condizioni economiche e dalla posizione sociale, quella da onorare con comportamenti di cui non vergognarsi, quella acquisita col nascere nella specie umana e dunque da riconoscere anche in ogni altro appartenente alla stessa specie, non importa se ancora infante o già decrepito, se ricco o povero, se zingaro o senegalese. Riconosci la tua dignità: ogni anno il Natale torna anche per questo.

Omelia di mons. Roberto Brunelli

 

MESSA VESPERTINA DELLA VIGILIA: Liturgia e Liturgia della Parola
MESSA DELLA NOTTE: Liturgia e Liturgia della Parola
MESSA DELL'AURORA: Liturgia e Liturgia della Parola
MESSA DEL GIORNO: Liturgia e Liturgia della Parola