La svolta missionaria della Chiesa di Reggio Calabria-Bova: le priorità del nuovo anno pastorale
News del 11/09/2014 Torna all'elenco delle news
Due giorni di Convengo per delineare il nuovo anno pastorale. Catechesi e Territorio le priorità.
I 600 posti dell'Auditorium “Calipari” del Consiglio Regionale della Calabria non sono stati sufficienti per ospitare tutti i partecipanti ai due giorni del Convegno Pastorale Diocesano della Arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova, svoltosi il 9 e il 10 settembre scorso. Una partecipazione straordinaria, che ha visto protagonisti oltre 750 delegati parrocchiali, tutti i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose della comunità diocesana.
Mons. Morosini, unitamente al Consiglio Presbiterale e al Consiglio Pastorale, ha voluto che quest’anno il Convegno, dal tema “Ripartire dall'evangelizzazione” fosse strutturato in due giornate: la prima dedicata alle relazioni, la seconda al dibattito. Le relazioni sono state quattro. Lo stesso Arcivescovo ha tenuto quella di apertura dei lavori, alla quale sono seguite tre comunicazioni sulla pastorale familiare, sulla pastorale giovanile e sul Sinodo diocesano dei Giovani.
Mons. Morosini ha esordito sottolineando l’importanza di instaurare “una pastorale aperta alla missione che non può essere più autoreferenziale. Bisogna uscire ed andare dove si trova la gente e lì evangelizzare. Ciò non vuol dire non preoccuparsi dell’ovile, ma fare del mondo il proprio ovile”.
L'Arcivescovo esorta a riprendere in mano la “Lumen Fidei”, l’Enciclica di Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco, che detta preziosi contributi per contrastare quella “crisi di fede che consiste nel tramandare riti e forse dottrine astratte, ma non esperienze di vita. Non si educa veramente alla fede se non nel contesto di un’esperienza concreta e condivisa”. Non manca, inoltre, il richiamo ad “una apertura nuova al territorio, senza limitarsi ad un annuncio asettico del mistero di Dio rivelato a noi nel Figlio fatto uomo per noi. Debbo confessare che non in tutte le nostre comunità c’è questa sensibilità verso il territorio nel quale Dio ci ha posto come testimoni di misericordia e di speranza”.
Padre Giuseppe sollecita laici e presbiteri a far propria l’esigenza manifestata nelle varie riunioni di programmazione del Convegno: non sia fine a se stesso, ma abbia una ricaduta nelle parrocchie, con la possibilità di verifica durante e a fine anno. Proprio per questo ogni vicaria si riunirà a Gambarie per una due giorni di programmazione con l'Arcivescovo, secondo un calendario già stabilito, che prevede alcuni incontri a settembre ed altri a ottobre.
Nella seconda parte della relazione il presule reggino racconta quelle che lui stesso definisce “le nostre specifiche difficoltà”. Innanzi tutto la catechesi ha bisogno di essere portata a unità nelle varie parrocchie. Ricorda padre Giuseppe che la catechesi è educazione alla vita cristiana, ma i fedeli fanno fatica ad entrare in questo ordine di idee. Anche per questo è necessaria una maggiore intesa tra presbiteri e laici: “I sacerdoti riconoscano che, se vogliamo attuare il progetto di una Chiesa in uscita, ciò non può essere fatto se non si coinvolgono i laici non come ausiliari, ma come corresponsabili secondo la vocazione ricevuta. E i laici riconoscano che l’attività pastorale non può essere affidata solo alla propria buona volontà, ma deve essere preceduta da una seria preparazione teologica e pastorale, evitando la tentazione di mettersi dinanzi alla comunità cristiana come giudici puri e senza macchia, ed entrando nella relazione comunitaria portando amorevolmente e responsabilmente anche il peso e l’umiliazione del peccato, quando ciò dovesse accadere”.
Tra le varie problematiche e difficoltà della Chiesa diocesana, trova anche spazio il cancro della ‘ndrangheta. Mons. Morosini, con molta chiarezza, affronta questo tema: “Abbiamo trascorso un anno in trincea da questo punto di vista. Giudizi e condanne senza sconti su uomini di chiesa, o su fatti, preoccupanti, certo, se dimostrati, ma che rischiano di distogliere lo sguardo di tutti, rispetto ad altrettanti e ben più aberranti crimini. Perché si pensa soltanto a caricare sulla chiesa la responsabilità di false, quanto meno in buonissima parte, connivenze con ceppi malavitosi?” Ciò che la Chiesa rifiuta, con fermezza e categorica determinazione, continua Mons. Morosini, “è quel gioco al massacro grave ed irresponsabile, che ha come obiettivo precipuo screditare la Chiesa e gettare ombre sul ministero difficilissimo di tanti nostri bravi parroci. Desidero affermare, con forza, che vorrei costruire, con voi, una chiesa profetica, ma anche libera, che vinca la tentazione del fenomeno umorale della piazza, sia quando esso si dovesse muovere secondo sterili canoni quietisti o, peggio, di rassegnata connivenza col male, sia quando volesse farlo secondo canoni, altrettanto gravi, di giustizialiamo vendicativo!”.
I volti dei tanti che gremiscono l’Auditorium appaiono concentrati, preoccupati e speranzosi, coscienti che tra le righe della corposa relazione episcopale emergono i tratti di piazze e campanili della nostra terra.
Nella terza parte dell’intervento Padre Giuseppe analizza le linee da percorrere in futuro. La scelta missionaria deve essere chiara e determinata, senza ulteriori rimandi; non può lasciare le cose come stanno e deve far superare la semplice gestione o amministrazione della parrocchia. È chiara la scelta: bisogna cambiare registro: dall’amministrazione della parrocchia alla tensione missionaria. “Dobbiamo pensare ad un nuovo modo di essere comunità: siamo pronti a superare il particolarismo della…mia parrocchia…e ad aprirci ad una visione più ampia della comunità?”.
La famiglia va resa protagonista attiva dell’educazione non solo per i figli, ma per l’intera comunità, non va impostata come una scuola, ma sempre più aperta all’esperienza vitale della comunità. “Dobbiamo poi fare uno sforzo in più, conclude Mons. Morosini, per formare ed inserire i nostri giovani nella vita della comunità con ruoli di responsabilità nel campo della catechesi, del volontariato, del servizio, della carità, della lettura del territorio”.
Il primo giorno si è poi concluso con le tre relazioni dei due specifici ambiti di competenza della pastorale giovanile, con un particolare focus sul Sinodo dei Giovani, e della pastorale familiare.
Il secondo giorno di Convegno è stato totalmente dedicato al dibattito e al confronto. Si sono susseguiti 23 interventi di arricchimento e di dibattito sulle relazioni e sulle tematiche specifiche del Convegno.
Tante proposte e tante indicazioni che serviranno per elaborare nel miglior modo possibile questo nuovo anno pastorale. Le Parrocchie sono già al lavoro per preparare gli incontri di Gambarie durante i quali verrà dettagliatamente strutturato il piano pastorale della Arcidiocesi di Reggio – Bova. Le festività mariane, ormai alle porte, aiuteranno i fedeli ad orientare il proprio animo a quel senso di disponibilità e servizio che ha caratterizzato la vita della Vergine Maria.