La Chiesa non è una fortezza nella quale rinchiudersi, ma la casa aperta dalla quale uscire per rinnovare il mondo: l'invito dell'arcivescovo Morosini ai giovani durante la Veglia di Pentecoste

News del 08/06/2014 Torna all'elenco delle news

Nella Cattedrale gremita per la Veglia di Pentecoste, prosegue il cammino del Sinodo dei giovani. Dall'oscurità di Babele alla luce dello Spirito. Questo è l'itinerario percorso dai giovani della Arcidiocesi di Reggio Calabria Bova nella Veglia della Domenica di Pentecoste guidata da Mons. Morosini e celebrata sabato 7 giugno.

Video, discorsi e documenti di Papa Francesco e brani della Sacra Scrittura hanno offerto numerosi spunti per la riflessione dei partecipanti e hanno reso feconda la preghiera di tutti.

La serata è stata organizzata dall'Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile ed è parte integrante del cammino del Sinodo Diocesano dei Giovani “Fede è Speranza, il futuro che noi vogliamo”.

Tante le tematiche affrontate: le divisioni tra gli uomini, i tentativi reciproci di sopraffarsi, anche all'interno della famiglia, causano la nascita di una nuova Babele nella società di oggi, una fondamentale incapacità di conoscersi ed apprezzarsi come fratelli e sorelle.

“La Veglia è pensata attorno alla simbologia del Cenacolo” spiega don Mimmo Cartella, direttore dell'Ufficio di Pastorale Giovanile, “Papa Francesco durante il recente viaggio in terra Santa ha dichiarato con forza che così come i discepoli, insieme a Maria, hanno lasciato il cenacolo per evangelizzare il mondo, così anche ogni famiglia non deve bastare a se stessa, ma è necessario che testimoni la propria fede alla grande famiglia del mondo”. È proprio questo spirito di “Chiesa in uscita” che caratterizza il sabato sera dei giovani che hanno deciso di partecipare alla Veglia di Pentecoste.

Mons. Morosini, prendendo la parola nella fase conclusiva della celebrazione, si rivolge ai giovani con un invito: “Debbo ancora invitarvi alla speranza perché la celebrazione che stiamo vivendo trova motivo solo nella Speranza”. La missione di Cristo, spiega padre Giuseppe, si chiude con una promessa, una promessa di speranza: riceverete lo Spirito, e lo Spirito vi darà forza. Proprio la Speranza dello Spirito infonde il coraggio a Pietro e agli apostoli per uscire dal Cenacolo ed annunciare la Resurrezione di Cristo.

Poi padre Giuseppe, prendendo ispirazione dalle letture proclamate, afferma: “Non capirsi più è la radice di tutti i mali del mondo. Non capire che la droga è morte, significa ingannarsi. Babele è il segno del male, perché a Babele è stata nascosta la Verità”.

Ma chi è che potrà porre riparo a questa distruzione? I discepoli chiesero al maestro: “Signore ricostruirai un Regno?” e lui rispose: “Riceverete lo Spirito. Voi mi sarete testimoni”, voi sarete i costruttori.

Ed a questo punto Mons. Morosini rivolge a tutti i giovani una raccomandazione accorata: “Carissimi amici, se riceverete lo Spirito sarete costruttori della città. La prima cosa è crederci: noi possiamo ricostruire la città perché abbiamo lo Spirito, perché lo Spirito è con noi sempre, perché la Chiesa è inviata anche per ricostruire la città degli uomini”. La Chiesa, continua padre Giuseppe, non è una fortezza nella quale rinchiudersi, ma la casa aperta dalla quale uscire per rinnovare il mondo. Così come la Chiesa nascente è stata invitata a lasciare il Cenacolo per annunziare il Risorto, noi siamo invitati, dopo aver ricevuto lo Spirito, a ricostruire la nostra città.

Come? Anzitutto lasciando da parte i litigi che logorano la comunità, ed iniziando a partecipare. “Dobbiamo capire, esclama l'arcivescovo, che a ciascuno di noi è stato dato un dono diverso. Se anche uno di noi si ritira, allora mancherà qualcosa. Siamo inviati a ricostruire questa città: allora partecipiamo! Dobbiamo crederci a questa missione, senza paura, senza egoismo, senza vigliaccheria!”.