12 giugno 2011 Solennità di Pentecoste, il giorno del dono dello Spirito Santo
News del 11/06/2011 Torna all'elenco delle news
Tutti furono colmati di Spirito Santo
e cominciarono a parlare.
At 2,1-11
E' la festa che ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.
Nel Martirologio Romano è il giorno in cui si conclude il tempo sacro dei cinquanta giorni di Pasqua e, con l’effusione dello Spirito Santo sui discepoli a Gerusalemme, si fa memoria dei primordi della Chiesa e dell’inizio della missione degli Apostoli fra tutte le tribù, lingue, popoli e nazioni.
Per gli Ebrei è la festa che ricorda il giorno in cui sul Monte Sinai, Dio diede a Mosè le tavole della Legge.
La discesa dello Spirito Santo
Gesù disse loro: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
L’episodio della discesa dello Spirito Santo è narrato negli Atti degli Apostoli, cap. 2; gli apostoli insieme a Maria, la madre di Gesù, erano riuniti a Gerusalemme nel Cenacolo, probabilmente della casa della vedova Maria, madre del giovane Marco, il futuro evangelista, dove presero poi a radunarsi abitualmente quando erano in città; e come da tradizione, erano affluiti a Gerusalemme gli ebrei in gran numero, per festeggiare la Pentecoste con il prescritto pellegrinaggio.
Con la venuta dello Spirito a Pentecoste e la nascita della comunità cristiana inizia in seno all’umanità una storia nuova, rovesciata rispetto alla storia di Babele. Nell’antico racconto (Genesi 11,1-9) si legge che gli uomini hanno voluto, come conquista propria e non come dono, raggiungere Dio. È l’eterna tentazione dell’uomo di voler costruire una città senza Dio e cercare salvezza in se stessi. Ma al di fuori di Dio l’uomo non trova che confusione e dispersione. A Babele uomini della stessa lingua non si intendono più. A Pentecoste invece uomini di lingue diverse si incontrano e si intendono.
Il compito che lo Spirito affida alla sua Chiesa è di imprimere alla storia umana un movimento di riunificazione. Ma nello Spirito, nella libertà e attorno a Dio.
La Pentecoste chiude il ciclo delle feste pasquali: è il giorno del dono. Presso gli ebrei comincia con il dono della terra, dono fondamentale per vivere e mangiare. Per questo motivo in questo giorno ringraziavano il Signore offrendogli le primizie del raccolto.
Lo stesso giorno Mosè riceve sul Sinai il dono delle tavole della legge, altro elemento fondamentale per una convivenza pacifica.
Oggi ricordiamo il dono dello Spirito Santo fatto agli apostoli. Dono così incisivo che dà loro la convinzione della presenza di Dio nella loro vita e la forza di vivere come Gesù, dedicandosi agli altri e all'annuncio della Buona Notizia.
Gesù considera un bene la sua partenza, perché essa apre le porte all'avvento dello Spirito. D'ora in poi sarà lui che invochiamo per consacrare il corpo e il sangue di Cristo, sarà lui il portatore di novità per la vita e per il mondo. Infatti pochi lo pregano, anche nella chiesa per paura delle sue novità, della sua imprevedibilità. Meglio un venticello costante e tranquillo, che diventi routine, che l'avvento dello spirito che è un vento che può fare impazzire, un fuoco e che rinnova la faccia della terra e quindi anche la mia. Chi lo vuole? Chi ha il coraggio d'invocarlo? Chi è aperto alla novità dello Spirito, al Dono dello Spirito?
Vieni Spirito Santo, inviato speciale di Dio, difensore della rivelazione operata da Gesù, vieni nei nostri cuori, rendici disponibili alla novità, al regno di Dio.
Noi che facciamo giustamente tante commemorazioni di giornate che hanno segnato una svolta nella nostra storia, ricordiamo che il giorno di Pentecoste, grazie all'opera di un pugno di uomini, convinti in quel giorno che la cosa più bella da fare era vivere sulle orme di Gesù, ha cambiato la storia del mondo.
Testo di padre Paul Devreux
Lo Spirito, vero cuore del mondo
Lo Spirito: misterioso cuore del mondo, vento sugli abissi, fuoco del roveto, Amore in ogni amore.
Lo Spirito: estasi di Dio, effusione ardente, in noi, della sua vita d'amore. Senza lo Spirito il cristianesimo non è che arida dottrina, la Chiesa si riduce a organizzazione e codice, la morale a fatica sovente incomprensibile, la croce a follìa, Cristo rimane un evento del passato.
Oggi la Parola esplora strade diverse, prova altri colori, accumula immagini per dirci l'unica cosa indicibile: lo Spirito Santo, respiro di Dio dentro ogni cosa e ogni figlio.
Per dire l'umiltà dello Spirito Santo, che non ha neppure un nome proprio, perché tutto Dio è Spirito, tutto Dio è Santo; che non sappiamo immaginare se non per simboli, che gli conservino libertà, la libertà del vento, cui nessuno comanda, che fascia le formule e forma le parole, ma poi passa oltre. Sempre oltre è la sua dimora.
Infatti viene lo Spirito, dice il Vangelo, la sera di Pasqua, leggero e quieto come un respiro, come la pace: «alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo».
Viene lo Spirito, nel racconto degli Atti, cinquanta giorni dopo, come energia, coraggio, missione, vento che spalanca le porte e parola di fuoco.
Viene lo Spirito, nell'esperienza di Paolo, come bellezza, talento, carisma diverso per ogni credente.
Viene, nel salmo responsoriale, eternamente: dall'origine e per sempre, in tutti i solchi dell'esistenza, lo Spirito genera vita, là dove pareva impossibile, quando ti sentivi finito e il tronco dell'esistenza non metteva più gemme, quando la storia attorno sembrava un ventre invecchiato e sterile.
Com'è possibile che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Questo accade ancora, dentro e fuori le chiese, perché lo Spirito si rivolge a ciascuno, direttamente al cuore di ogni uomo, e in ciascuno «consolida la certezza più umana che abbiamo, e che tutti ci compone in unità: l'aspirazione alla pace, alla gioia, all'amore, alla vita» (Giovanni Vannucci). Consolida Cristo, pienezza dell'umano.
Lo Spirito conferma ciò che a tutti è caro, e cara a ciascuno diviene la sua parola.
Ma quanta fatica per uscire dal Cenacolo! Eppure lo Spirito si ripropone, umile e risoluto, più forte della nostra fatica, vento che indica la strada, riempie le vele, disperde le ceneri della morte e diffonde ovunque i pollini della primavera.
Testo di padre Ermes Ronchi
Il dono dello Spirito Santo
È grande la solennità della Pentecoste: Dio si fa ancora più vicino con la discesa dello Spirito Santo. È davvero il natale della Chiesa.
Uno scrittore affermava: "Benchè Gesù Cristo dopo la resurrezione si è fatto vivo ai nostri occhi, nondimeno sentiamo che Egli vive con noi, perché sentiamo il Suo Respiro. Chiamo 'respiro di Gesù Cristo' l'effusione dello Spirito Santo. La prima volta, che il genere umano sentì questo potente respiro, fu il giorno della Pentecoste". (Fornari)
Sembra di assistere con questo dono del 'respiro di Dio', al racconto biblico della stessa nostra creazione, quando Dio, dopo avere composto con il fango l'incredibile frutto del Suo Cuore, che siamo noi, lo rese partecipe della Sua stessa Vita, infondendogli il Suo 'respiro'.
L'uomo non può stare da solo: da solo è come fosse 'morto'.
Creato da Chi è la stessa natura dell'Amore, che è Dio, l'uomo ha bisogno, come dell'aria che respira, di essere amato e di amare. Senza amore si sente come 'paralizzato': non riesce a capire e vivere la sua grande vocazione e realtà: 'il respiro dell' Amore'.
'Senza di Me - ha detto Gesù - non potete fare nulla", Io sono la vite, voi i tralci '.
E per dare quasi un'immagine comprensibile, ci definisce 'dimora" in cui sceglie di 'abitare' lo Spirito Santo.
Ma così gli Atti raccontano la cronaca di questa grande Solennità della Pentecoste:
"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso un rombo dal cielo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano gli Apostoli. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito Santo dava loro di potere esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore e dicevano: 'Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E come mai li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?
Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e della Libia, vicino a Curne, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio". (At. 2, 1-11)
E così, come 'nati da nuova creazione" gli Apostoli, non solo comprendono chiaramente in loro quanto era accaduto e quanto avevano ascoltato da Gesù, ma, con la conferma che Lui è veramente il Figlio di Dio, grazie a questa manifestazione e dono, a cui si accompagna una straordinaria potenza, a loro sconosciuta, iniziano a proclamare la Parola di Dio con coraggio, sulle stesse piazze da cui pochi giorni prima erano fuggiti per la paura.
Lo Spirito Santo era ora in loro 'come di casa', le loro voci erano la voce dello Spirito, che diffondeva la Buona Novella, il Vangelo per tutti gli uomini; le loro mani erano le mani dello Spirito che compiva prodigi, per confermare quanto la voce proclamava.
Con la discesa dello Spirito Santo, la Chiesa aveva un 'Ospite', che assicurava parola e coraggio di vita.
"L'anima della Chiesa - afferma Paolo VI - è lo Spirito Santo. Il Principio, cioè, invisibile e soprannaturale che fa vivere la Chiesa di Cristo, diffondendo in essi la grazia abituale, che percorre le sue membra, che conferisce alla Chiesa la sua natura di umanità collegata con Cristo e le infonde poteri e carismi, ne crea la coscienza e ne guida la storia".
È consuetudine che ogni cristiano, ad una certa età, riceva il sacramento della Cresima: è il giorno della nostra Pentecoste.
Non so, da vescovo, a quanti fratelli nella fede, ho fatto dono della Cresima o Confermazione. Credo che tutti almeno abbiate il ricordo dell'unzione sulla fronte e del piccolo schiaffo, come a confermare la forza che si deve avere nella vita, da cristiani.
Confesso che, a volte, forse per una non appropriata formazione, ho avuto - ed ho - come l'impressione di offrire un Dono non compreso, che per troppi si riduce ad una festa esterna. Eppure lo Spirito è quella Presenza e Forza interiore che guida tanti a dare alla vita veramente un senso carismatico, fino a farli capaci di gesti grandi, fino ad accettare di vivere e morire da martiri.
Chi infatti dona la forza di essere cristiani, come tanti nel mondo, dove esserlo è rischiare il carcere o la morte? O chi non scorge in tante nostre famiglie quel 'respiro dello Spirito', che rende i genitori veri testimoni del Vangelo?
È davvero immensa l'opera dello Spirito, in tutto il mondo: la Pentecoste è un 'oggi' ovunque. Basterebbe leggere ciò che avviene in tanti Paesi, dove cristiano è sinonimo di emarginazione o
martirio. O basterebbe, a volte, ascoltare persone che fanno esclamare: 'Davvero è ispirata'. È davvero grande l'azione dello Spirito, 'vero respiro' di tanti.
L'apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, descrive i tanti modi con cui lo Spirito Santo si dona, che poi sono l' esperienza nella vita.
Fratelli, nessuno può dire: 'Gesù è il Signore', se non sotto l'azione dello Spirito Santo.
Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito. Vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità di tutti. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un solo corpo, così anche Cristo. E in realtà tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito, per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti siamo abbeverati a un solo Spirito". (Cor. 12,3-13)
Chiunque di noi può chiedersi, anzi deve, che posto abbia lo Spirito Santo nella sua vita quotidiana, nel ruolo che siamo stati chiamati a vivere, nella testimonianza, come quella degli Apostoli, che è - o non è - la nostra vita.
Ogni giorno, anche ora che scrivo a voi queste riflessioni, mi chiedo quale sia l'azione che permetto allo Spirito di esercitare sul mio agire e, scrivendo, mi interrogo se ogni parola 'esce dalla bocca dello Spirito' ... perché non posso permettermi di donare parole mie, che possono essere solo vuoto, e sarebbero solo una mancanza di rispetto nei confronti di chi mi legge.
Tutti hanno diritto di poter cogliere 'il respiro' dello Spirito in ciò che scrivo.
Ho sempre davanti a me i tanti Suoi doni. Da ragazzo, preparato da un sacerdote santo, mi fu comunicato lo Spirito nella Confermazione, che invitava ad essere forti nella fede.
Più grande ancora quando, ordinato sacerdote, mi furono unte le mani, che sono lo strumento del ministero pastorale, dall'Eucarestia all'Unzione degli Infermi.
Da vescovo, solennemente, mi fu donata la pienezza dello Spirito e fu unto tutto il capo. Che responsabilità. È dunque giusto, non solo davanti a Dio, ma verso tutti coloro che incontro nel ministero, che attraverso l'annuncio della Parola o la celebrazione Eucaristica, si 'senta il respiro dello Spirito'. Non è possibile essere vescovi e neppure cristiani, senza dare un segno, anche se piccolo, dello Spirito che è in noi. Questa Presenza operante dello Spirito non può che suscitare in noi, nella Chiesa, lo stupore di sentire la Sua opera in noi.
Tornano le parole, piene di commozione e gratitudine, di Paolo VI:
"Grande ora è questa che offre ai fedeli la sorte di concepire la vita cattolica come una dignità e una fortuna, come una nobiltà e una vocazione.
Grande ora è questa che sveglia la coscienza cristiana dall'assopimento indolente in cui per moltissimi era caduta, e la illumina di nuovi diritti e doveri.
Grande ora è questa che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca una vita moralmente mediocre, caratterizzata dall'osservanza stentata di qualche precetto religioso e non trasfigurata dalla volontà positiva, umile e tenace sempre, di vivere la propria fede in pienezza di propositi.
Grande ora è questa che bandisce dal popolo cristiano il senso della timidezza e della paura, il demone della discordia, la viltà degli interessi soverchianti quelli spirituali.
Grande ora è questa in cui la Pentecoste invade di Spirito Santo il Corpo Mistico della Chiesa e gli ridà un rinato senso profetico". (Paolo VI giugno 1957)
Preghiamo con la Chiesa:
"Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni Padre dei poveri, vieni Datore dei doni, vieni Luce dei cuori. Consolatore perfetto, Ospite dolce dell’anima, dolcissimo Sollievo.
Nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto.
O Luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che sono in te confidano, i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna".
Testo di mons. Antonio Riboldi
La discesa dello Spirito Santo
Liturgia della Parola della Messa Vespertina della Vigilia sabato 11 giugno 2011
Liturgia della Solennità di Pentecoste (Anno A): domenica 12 giugno 2011
Liturgia della Parola della Solennità di Pentecoste (Anno A): domenica 12 giugno 2011