Lo Spirito Santo Paraclito: il Consolatore
News del 28/05/2011 Torna all'elenco delle news
Nel discorso d’addio agli Apostoli, durante l’ultima Cena, alla vigilia della sua passione, Gesù promise: “Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi sempre” (Gv 14, 16). Il titolo “Consolatore” traduce qui la parola greca Parakletos, nome dato da Gesù allo Spirito Santo. “Consolatore”, infatti, è uno dei sensi possibili di Paraclito. Nel discorso del Cenacolo Gesù suggerisce questo senso, perché promette ai discepoli la presenza continua dello Spirito come rimedio alla tristezza provocata dalla sua dipartita (cf. Gv 16, 6-8).
Lo Spirito Santo, mandato dal Padre, sarà “un altro Consolatore”, inviato nel nome di Cristo, la cui missione messianica deve concludersi con la sua dipartita da questo mondo per ritornare al Padre. Questa dipartita, che avviene mediante la morte e la risurrezione, è necessaria perché possa venire l’“altro Consolatore” (Gv 16, 7). Gesù lo afferma chiaramente quando dice: “Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”. La Costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II presenta questo invio dello “Spirito di verità” come momento conclusivo del processo rivelativo e redentivo rispondente all’eterno disegno di Dio (Dei Verbum, 4). E noi tutti nella Sequenza di Pentecoste lo invochiamo: “Veni . . ., Consolator optime”.
Nelle parole di Gesù sul Consolatore si sente l’eco dei libri dell’Antico Testamento, e in particolare del “Libro di consolazione d’Israele” compreso negli scritti raccolti sotto il nome del profeta Isaia: “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio . . . Parlate al cuore di Gerusalemme . . . è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità” (Is 40, 1-2). E in seguito: “Giubilate, o cieli: rallègrati, o terra; gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo” (Is 49, 13). Il Signore è per Israele come una donna che non può dimenticare il suo bambino. E anzi Isaia insiste col far dire al Signore: “Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49, 15).
Nella oggettiva finalità della profezia di Isaia, oltre l’annuncio del ritorno di Israele a Gerusalemme dopo l’esilio, la “consolazione” promessa racchiude un contenuto messianico, che i pii israeliti, fedeli all’eredità dei loro padri, hanno avuto presente fino alle soglie del Nuovo Testamento. Così si spiega ciò che leggiamo nel Vangelo di Luca circa il vecchio Simeone, il quale “aspettava il conforto (o consolazione) d’Israele; lo Spirito Santo, che era su di lui, gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia del Signore” (Lc 2, 25-26).
Secondo Luca, che parla di fatti avvenuti e narrati nel contesto del mistero dell’Incarnazione, è lo Spirito Santo a compiere la promessa profetica legata alla venuta del primo Consolatore, Cristo. È Lui, infatti, a operare in Maria il concepimento di Gesù, Verbo incarnato (cf. Lc 1, 35); è Lui a illuminare Simeone e a condurlo al Tempio al momento della presentazione di Gesù (cf. Lc 2, 27); è in Lui che Cristo, all’inizio del ministero messianico, dichiara, riferendosi al profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4, 18; cf. Is 61, 1-2).
Il Consolatore di cui parlava Isaia, visto in prospettiva profetica, è Colui che porta la Buona Novella da parte di Dio, confermandola con dei “segni”, cioè con delle opere contenenti i beni salutari di verità, di giustizia, di amore, di liberazione: la “consolazione d’Israele”. E quando Gesù Cristo, compiuta la sua opera, lascia questo mondo per andare al Padre, annunzia “un altro Consolatore”, cioè lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel nome del Figlio (cf. Gv 14, 26).
Il Consolatore, lo Spirito Santo, sarà con gli Apostoli; quando Cristo non sarà più sulla terra, vi sarà nei lunghi tempi dell’afflizione, che dureranno per secoli (cf. Gv 16, 17). Sarà dunque con la Chiesa e nella Chiesa, specialmente nei periodi di lotte e di persecuzioni, come Gesù stesso promette agli Apostoli con quelle parole riportate nei Vangeli sinottici: “Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire: perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire” (Lc 12, 11-13; cf. Mc 13, 11): “non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10, 20). Parole riferibili alle tribolazioni subite dagli Apostoli e dai cristiani delle comunità da loro fondate e presiedute; ma anche a tutti coloro che, in qualunque luogo della terra, in tutti i secoli, avranno da soffrire per Cristo. E in realtà sono molti coloro che in tutti i tempi, anche recenti, hanno sperimentato questo aiuto dello Spirito Santo. Ed essi sanno, e possono testimoniare, quale gioia è la vittoria spirituale che lo Spirito Santo ha loro concesso di riportare. Tutta la Chiesa di oggi lo sa, e ne è testimone.
Fin dagli inizi, in Gerusalemme, non mancano alla Chiesa contrarietà e persecuzioni. Ma già negli Atti degli Apostoli leggiamo: “La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (At 9, 31). Era lo Spirito Consolatore promesso da Gesù che aveva sostenuto gli Apostoli e gli altri seguaci di Cristo nelle prime prove e sofferenze, e continuava a concedere alla Chiesa il suo conforto anche nei periodi di tregua e di pace. Da Lui dipendeva quella pace, e quella crescita delle persone e delle comunità nella verità del Vangelo. Così sarebbe stato sempre nei secoli.
Una grande “consolazione” per la Chiesa primitiva fu la conversione e il battesimo di Cornelio, un centurione romano (cf. At 10, 44-48). Era il primo “pagano” che entrava nella Chiesa, insieme con la sua famiglia, battezzato da Pietro. Da quel momento andarono moltiplicandosi coloro che, convertiti dal paganesimo, specialmente per l’attività apostolica di Paolo di Tarso e dei suoi compagni, rinforzavano la moltitudine dei cristiani. Pietro, nel suo discorso all’assemblea degli Apostoli e degli “anziani” riuniti a Gerusalemme, riconobbe in quel fatto l’opera dello Spirito Consolatore: “Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta tra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del Vangelo e venissero alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi” (At 15, 7-9). La “consolazione” per la Chiesa apostolica era che nel dare lo Spirito Santo, come dice Pietro, Dio “non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede” (At 15, 9). Una “consolazione” era anche l’unità che a questo proposito si era espressa in quella riunione di Gerusalemme: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (At 15, 28). Quando la lettera che riferiva le decisioni liberatrici di Gerusalemme fu letta alla comunità di Antiochia, tutti “si rallegrarono per la consolazione (greco paraklesei) che infondeva” (At 15, 31).
Un’altra “consolazione” dello Spirito Santo fu per la Chiesa la stesura del Vangelo come testo della Nuova Alleanza. Se i testi dell’Antico Testamento, ispirati dallo Spirito Santo, sono già per la Chiesa una sorgente di consolazione e di conforto, come dice San Paolo ai Romani (Rm 5, 4), quanto più lo saranno i libri che riferiscono “tutto ciò che Gesù fece e insegnò dal principio” (At 1, 1). Di questi possiamo dire a maggior ragione che sono stati scritti “per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza” (Rm 15, 4).
È, d’altra parte, una consolazione da attribuire allo Spirito Santo (cf. 1 Pt 1, 12) l’attuazione della predizione di Gesù, cioè che “il Vangelo del Regno sarà annunziato a tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti” (Mt 24, 14). Tra queste “genti”, che coprono ogni epoca, vi sono anche quelle del mondo contemporaneo, che sembra così distratto e persino smarrito tra i successi e le attrattive del suo troppo unilaterale progresso di ordine temporale. Anche a queste genti - e a noi tutti - si estende l’opera dello Spirito Paraclito che non cessa di essere consolazione e conforto con la “Buona Novella” di salvezza.
Discorso di Giovanni Paolo II, Udienza Generale del Mercoledì, 13 marzo 1991 (Egli vi darà un altro Consolatore)