VI Domenica di Pasqua, domenica della Carità: Se mi amate osserverete i miei comandamenti

News del 28/05/2011 Torna all'elenco delle news

La Parola di Dio della VI domenica del tempo di Pasqua ci immette nel clima dell'attesa del Consolatore, lo Spirito di verità, che gli Apostoli riceveranno nel giorno della Pentecoste.
Nello stesso tempo, essa ci offre l'opportunità di un'appropriata riflessione su alcune tematiche di carattere dottrinale ed etico per la vita cristiana di ieri e di oggi. Tematiche che si possono sintetizzare nelle tre virtù teologali (fede, speranza e carità), ma anche nell'impegno missionario con i suoi risvolti positivi su quanti, all'inizio della predicazione del Vangelo, ricevono la Parola di Dio.
Gli effetti sono di portata ampia, soprattutto in ragione dei molti miracoli che avvenivano per mezzo degli Apostoli. Infatti, si legge nel brano degli Atti degli Apostoli di oggi che "In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare il Cristo. E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città".
L'azione missionaria e l'opera di evangelizzazione va avanti e dovunque giunge l'annuncio mediante coloro che il Signore aveva scelto per tale delicato compito. Gli Atti degli Apostoli sono precisi al riguardo, facendo risaltare nel testo odierno il dono dello Spirito Santo. Come dire che i tanti fratelli che avevano aderito alla fede e si erano fatti battezzare, successivamente venivano confermati in tale adesione ricevendo il dono dello Spirito. E' qui espresso con chiarezza il sacramento della confermazione, amministrata in tempi successivi al sacramento del battesimo. "Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo".
Discorso di apertura ai segni dei tempi e soprattutto ad una dinamica di vita autenticamente cristiana, incentrata sul mistero del Cristo crocifisso e risorto per la nostra salvezza, è proposto nel testo della Prima lettera di san Pietro apostolo. Egli, infatti, invita tutti i credenti ad adorare il Signore, Cristo, nei loro cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque domanda loro ragione della speranza che è in loro. Ma precisa che "questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. È meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene piuttosto che fare il male. Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito".
Sullo stretto rapporto tra amore ed osservanza dei comandamenti di Dio si incentra il breve brano del Vangelo secondo Giovanni, che leggiamo oggi. Vangelo che lega il discorso anche al dono dello Spirito Santo, che amore e verità.
"Gesù disse ai suoi discepoli: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".

Come è chiaro, Cristo non abbandona la sua chiesa, non la lascia orfana nel momento in cui egli ritorna nella gloria dei cieli, dalla quale era disceso per la salvezza del genere umano, portata a compimento nel mistero della sua e nostra Pasqua. La vicinanza di Cristo nella vita dei singoli credenti e dell'intera comunità cristiana la si percepisce facilmente se dentro e fuori della chiesa circola l'amore e si diffonde amore. Un amore che richiede scelte precise di vita, che consistono nell'osservanza dei comandamenti dell'amore di Dio e del prossimo. Giovanni l'evangelista, che è il cantore dell'amore di Dio, nel suo vangelo richiama continuamente tali tematiche, che sono centrali in tutta la rivelazione di Dio agli uomini. L'essenza di tutto ciò che è la fede cristiana sta in quel "Dio amore" e chi vive nell'amore vive in Dio. 

Testo di padre Antonio Rungi (Uomini e donne della speranza e di carita')


Pronti a rendere ragione della nostra speranza fondata su Gesù Cristo

Celebriamo oggi la domenica Sesta domenica del tempo di Pasqua. E' la domenica della carità, ovvero di quell'amore che Dio è venuto a comunicare al mondo, mediante il suo Figlio, Gesù Cristo, redentore del genere umano, crocifisso, morto, risorto ed asceso al cielo. Quel Gesù che ci rivela il vero volto di Dio, che è il volto dell'amore e della misericordia. Un amore che ci viene trasmesso costantemente mediante la grazia santificante e mediante il dono dello Spirito Santo. Un amore che chiede come una risposta personale e che consiste nell'osservanza dei comandamenti di Dio, così come sono stati comunicati all'umanità, sia nell'alleanza sinaitica e soprattutto nella nuova ed eterna alleanza del Calvario. Il testo del Vangelo di Giovanni che oggi ascoltiamo durante la celebrazione della parola di Dio nella messa domenicale ci indica il percorso spirituale che siamo chiamati tutti a fare nell'avere presente davanti a noi il nostro modello per eccellenza che è Cristo.
Nell'attesa del dono dello Spirito Santo che annualmente celebriamo nella solennità della Pentecoste, ci sono di conforto le parole di Gesù che ci rassicura della sua stretta vicinanza nel cammino personale ed in quello della comunità dei credenti e dell'umanità. Egli non ci lascia orfani, senza padre e senza madre, ma continuerà ad essere il Padre e la Madre di sempre attenta ai bisogni spirituali dei suoi figli, senza eccezione verso qualcuno, perché tutti sono nel cuore di Dio e tutti Dio vuole che raggiungano la vera gioia e felicità. L'universalità della salvezza è ben evidenziata nel testo del brano degli Atti degli Apostoli che oggi ascoltiamo come prima lettura della parola di Dio di questa sesta domenica di Pasqua.
Nella duplice azione di annuncio della parola e dell'amministrazione dei sacramenti, la chiesa delle origini precisa i punti cardini della sua missione in mezzo alle genti. Essa evangelizza, ma anche dono la grazia di Cristo, mediante i segni che Cristo ha affidata ad essa per trasmettere la grazia. Battesimo, Cresima, liberazione dai peccati, guarigioni e miracoli accompagnano in questo testo l'opera missionaria ed apostolica di Filippo ma anche dell'intero gruppo degli Apostoli.
Dall'annuncio alla missione, alla testimonianza, si completa così il percorso di formazione cristiana e di formazione alla fede, che tutti siamo chiamati a fare. A rammentarci esattamente ciò che compete al cristiano di ieri, come di oggi, è il breve testo della Prima Lettera di san Pietro apostolo.
Il cristiano è l'uomo della speranza, fondata su Cristo nostra speranza. Tale speranza deve essere attestata con una degna condotta di vita, improntata a dolcezza e rispetto verso tutti, con una coscienza retta, in base alla quale, senza parole, ma con i fatti, testimoniano che Cristo è davvero la nostra gioia, la nostra vita, la nostra speranza. Un criterio di azione viene espresso in modo chiaro anche nei confronti di quanti conosciamo e con i quali viviamo: è il criterio del bene che va fatto sempre, perché è meglio davanti a Dio soffrire facendo il bene, appunto, e non progettando e facendo il male. Il modello del nostro agire da credenti non può essere che Cristo, il quale ci ricorda l'Apostolo Pietro "è morto per i peccati, giusto per gli ingiusti". Quante sofferenze, incomprensioni, quanta ingratitudine da parte delle persone beneficate da noi, a partire dai parenti più stretti per allargarci agli amici, conoscenti, uomini e donne di ogni condizione sociale. Ecco il bene fatto non venga rimpianto, ma forti dell'esperienza di un Dio che è Amore e di un Dio che riconoscerà a ciascuno i propri meriti, continuiamo sulla strada della bontà e della testimonianza della fede cristiana, che è il motivo ispiratore della nostra azione ed eleviamo la nostra preghiera al Signore con queste parole: "O Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio messo a morte per i nostri peccati e risuscitato alla vita immortale, confermaci con il tuo Spirito di verità, perché nella gioia che viene da te, siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi". Amen". 

Testo di padre Antonio Rungi
 

Se mi amate ...

"Se mi amate, osserverete i miei comandamenti": questo il perentorio richiamo di Gesù, che apre l'odierno passo del Vangelo. I comandamenti cui qui allude non sono tanto i dieci del ben noto elenco, conosciuti dal popolo eletto già da prima di lui; sono piuttosto quelli – che non smentiscono i dieci ma si collocano più su – dati da lui, con l'insegnamento e l'esempio; sono i comandamenti di cui lui stesso ha formulato la sintesi onnicomprensiva: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, e amerai il prossimo tuo come te stesso".
Queste parole delineano il cuore di tutta la normativa cristiana; sono le due facce dell'unico precetto cui i cristiani sono tenuti, il precetto dell'amore, di cui i dieci comandamenti e tutte le altre regole di vita non sono se non specificazioni, applicazioni, esempi. Se amo Dio, certo non gli metto niente e nessuno davanti, non lo bestemmio, gli rendo culto almeno con la Messa festiva; se amo il prossimo, onoro il padre e la madre, non uccido nessuno, non commetto adulterio, non rubo, non danneggio altri dicendo falsità, e così via. Evitare il male è la misura minima dell'amore; il passo seguente sta nel fare il bene, tutto il bene possibile: come risposta al bene sommo che Dio per primo, mediante il suo Figlio, ha fatto e continua a fare a noi.
L'amore di cui parla Gesù non sta dunque in romantiche dichiarazioni, in belle parole, ma nei fatti. Ho sentito più volte dire frasi del tipo: "A messa no, c'è troppo chiasso, le chitarre, i bambini che frignano... Preferisco andare in chiesa quando non c'è nessuno, così mi concentro meglio". Ho visto alcuni commuoversi sino alle lacrime, guardando il film di Mel Gibson sulla Passione. C'è chi fa collezione di santini, o non è contento se non si è procurato un ramo di ulivo benedetto, o tiene nel portafogli un'immagine di Sant'Antonio o di Padre Pio: e pensa con ciò di essere un buon cristiano. Ma il cristianesimo non è una religione sentimentale, una vaga effusione di sentimenti, mutevoli e infidi come tutti i sentimenti. Si è cristiani per una scelta ragionata, per una decisione che comporta precise conseguenze; l'amore per Colui che si è scelto si sostanzia di precise concretezze: "Osservate i miei comandamenti".
Lui stesso del resto l'aveva ricordato in altra occasione: "Non chi dice entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che sta nei cieli". E nella preghiera da lui insegnata ha incluso: "Padre nostro... Sia fatta la tua volontà"; una domanda che non posso riferire agli altri, esentando me stesso; è una domanda implicante un proposito e un impegno, se davvero considero Dio come il mio Padre, che mi ha amato per primo.
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti". Nel dire così, Gesù sapeva bene di chiedere un impegno non facile. Per questo subito ha aggiunto: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore". Questa parola traduce quella greca che significa anche "avvocato difensore" o "sostegno e consigliere nelle difficoltà". E' lo Spirito Santo, il suo dono ai battezzati e dopo d'allora continuamente elargito mediante i sacramenti. La serietà della fede, la verità dei relativi sentimenti si misura dalla concretezza con cui si attinge a questo pozzo di grazia che Gesù ha messo a disposizione di chi ha scelto di amarlo. 

Testo di mons. Roberto Brunelli
 

Liturgia della VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A): 29 maggio 2011

Liturgia della Parola della VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A): 29 maggio 2011