Venerdi' Santo: il trionfo dell’amore che si fa dono nel silenzio della Passione

News del 21/04/2011 Torna all'elenco delle news

Da ieri sera, dopo la S. Messa 'in Coena Domini', deposto Gesù in quello che siamo abituati a chiamare 'sepolcro', la Chiesa si è raccolta nel silenzio, a cominciare dalle campane 'mute'.

Come si volesse rispettare l'amore che si sacrifica totalmente sulla croce per ridare a noi, che davvero con i nostri peccati viviamo 'come morti', quella resurrezione che l'unica vera speranza per tutti.
E, in tanti, quel silenzio della Chiesa fa impressione. Noi, abituati quasi a 'sentire la presenza di Dio nel suono delle campane', siamo proiettati nel silenzio, che regnò sul Calvario, quando Gesù 'spirò'.

Ci passa davanti all'anima la visione di quel Crocifisso, che è anche l'Amore che noi continuiamo a negare a tanti 'crocifissi', con le nostre ingiustizie, violenze, indifferenze. È un'immensa selva quella dei Calvari nel mondo!
Come a continuare la storia di Gesù, messo a morte per odio e cattiveria, per indifferenza e ignoranza!

E quante volte anche noi, per tante ragioni, ci sentiamo in croce...ed è come sentirsi morti. Ma Gesù, per non lasciarci orfani, sotto la Sua Croce, ci ha donato la Mamma: "Donna, ecco tuo figlio". Così l'Amore non conosce sosta.
Possiamo facilmente comprendere i sentimenti di Maria, la Madre, di Giovanni, il prediletto, e delle donne che stavano sotto la Croce. Non era facile accettare che 'il più bello tra gli uomini', la Bontà senza fine, li avesse lasciati soli. Era un vuoto incolmabile. Ma non è un carattere dell'amore conoscere la fine: l'amore valica tempi e difficoltà.

E certamente, a sostenere il dolore di Maria, era la fede e la speranza incrollabili che Suo Figlio, il Crocifisso, sarebbe tornato. Lo aveva promesso. Una tale certezza sappiamo che non vi era stata nei Suoi discepoli. Gli apostoli avevano mostrato tutta la loro debolezza, nel momento della prova, facendosi prendere dalla paura e fuggendo. Una fuga senza speranza.
Dove andare senza il Maestro?
La massa - e ce n'è tanta, oggi, anche tra di noi - aveva partecipato alla passione e morte come fosse uno spettacolo, se tale può chiamarsi un uomo che soffre e viene ucciso!

Noi con chi siamo, oggi, Venerdì Santo? Con Maria, Giovanni e le donne a ricordare in Chiesa la passione e baciare il Crocifisso, in attesa della speranza...della resurrezione? O siamo vittime della paura, propria di chi fugge perché non trova più una ragione nella speranza e nel perdono? Ma dove andremo?
Oppure, Dio non voglia, siamo tra quelli cui non interessa più che Dio abbia fatto dono del Figlio, per permetterci di uscire dal sepolcro dei nostri peccati e tornare a conoscere la vera vita? Siamo tra quei fratelli e sorelle che stanno giocando la vita sull'egoismo? Tra coloro a cui 'Dio non interessa più', inconsapevoli che è proprio questa la strada per crocifiggersi...ma senza speranza?

Non si può conoscere la bellezza della vita, se non si conosce l'amore... e Colui che è l'Amore!
Con voi, carissimi, vorrei condividere il silenzio del Venerdì santo, accanto a Maria, accogliendo il dono di Gesù: sentiamola nostra Madre!
Con voi adorare, ringraziare, baciare quel Crocifisso, che è davvero tutto Amore dato.
Mi resta solo di pregare per voi e con voi e così 'gustare i doni', che sono nel silenzio della Passione.  
 
Testo di mons. Antonio Riboldi 


La più grande lezione che Gesù ci dà nella passione, consiste nell’insegnarci che ci possono essere sofferenze, vissute nell’amore, che glorificano il Padre.
Spesso, è la “tentazione” di fronte alla sofferenza che ci impedisce di fare progressi nella nostra vita cristiana. Tendiamo infatti a credere che la sofferenza è sempre da evitare, che non può esserci una sofferenza “santa”. Questo perché non abbiamo ancora sufficientemente fatto prova dell’amore infinito di Dio, perché lo Spirito Santo non ci ha ancora fatto entrare nel cuore di Gesù.

Non possiamo immaginarci, senza lo Spirito Santo, come possa esistere un amore più forte della morte, non un amore che impedisca la morte, ma un amore in grado di santificare la morte, di pervaderla, di fare in modo che esista una morte “santa”: la morte di Gesù e tutte le morti che sono unite alla sua.

Gesù può, a volte, farci conoscere le sofferenze della sua agonia per farci capire che dobbiamo accettarle, non fuggirle. Egli ci chiede di avere il coraggio di rimanere con lui: finché non avremo questo coraggio, non potremo trovare la pace del suo amore.
Nel cuore di Gesù c’è un’unione perfetta fra amore e sofferenza: l’hanno capito i santi che hanno provato gioia nella sofferenza che li avvicinava a Gesù.
Chiediamo umilmente a Gesù di concederci di essere pronti, quando egli lo vorrà, a condividere le sue sofferenze. Non cerchiamo di immaginarle prima, ma, se non ci sentiamo pronti a viverle ora, preghiamo per coloro ai quali Gesù chiede di viverle, coloro che continuano la missione di Maria: sono più deboli e hanno soprattutto bisogno di essere sostenuti.

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La celebrazione si svolge in tre momenti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Comunione eucaristica.
In questo giorno la santa comunione ai fedeli viene distribuita soltanto durante la celebrazione della Passione del Signore; ai malati, che non possono prendere parte a questa celebrazione, si può portare la comunione in qualunque ora del giorno.


Liturgia del Venerdi' Santo 22 Aprile 2011

Liturgia in pdf
 

tratto da www.lachiesa.it