Il dogma dell'Assunzione: amore e onnipotenza

News del 14/08/2011 Torna all'elenco delle news

Il dogma dell'Assunzione di Maria al Cielo in anima e corpo fu proclamato dal papa pio XII il 1 Novembre 1950, e definisce che la Vergine, già privilegiata per essere stata scelta fra tutte le donne come "la piena di grazia" per essere stata esentata da qualsiasi macchia originaria del peccato, abbia anche goduto del premio della gloria infinita della glorificazione del suo corpo. Il Dogma afferma infatti la verità inoppugnabile che il corpo di Maria è stato preservato dalla senescienza e dalla consumazione della terra, quindi che la Vergine sia stata destinata alla gloria Celeste.

Maria è sempre una creatura umana fra le tante, suscettibile di debolezze e limitata nelle prerogative di grandezza rispetto al Figlio di Dio Gesù Cristo e pertanto non si può affermare che Lei sia ascesa al Cielo alla pari del Signore; tuttavia è ragionevole pensare che il "munificentissimo Dio" abbia voluto concedere che fosse innalzata da questo mondo verso il premio celeste della gloria. Maria è stata elevata al cielo in anima e corpo.

Un dogma di fede è una verità definita esplicitamente dal pontefice che, essendo Vicario di Cristo e successore di Pietro, primo interprete legittimo della Scrittura e guida visibile del gregge di Dio verso la verità, detiene l'infallibilità in materia di fede e di morale e pertanto non va contraddetto né smentito. Atteggiamento serio del credente che ama ricercare la verità e la salvezza è quello di accogliere senza riserve e con partecipazione l'insegnamento pontificio come scaturente da Cristo e pertanto, una volta emesso un Dogma non ci è consentito metterlo in discussione.
Questo tuttavia non comporta che una verità di fede, ancor prima di essere stata stato emanata come dottrina rivelata, non sia passata al vaglio delle interpretazioni degli studiosi e che di essa non si siano fornite prove di attendibilità e di veracità, cosicché anche per il tema dell'Assunzione della Vergine non sono mancate indagini e inchieste, ricerche e consultazioni, studi e confronti speculativi per concludere che hanno rilevato che già da tempo immemorabile la solennità dell'Assunzione di Maria al Cielo nel suo corpo sia stata celebrata in tante realtà ecclesiali sia dell'Oriente che dell'Occcidente e che il culto dell'Assunzione sia quindi di origini antichissime, e questo già legittima che tale verità sia attendibile perché scaturente dallo stesso Cristo Signore.

Parecchie sono anche le testimonianze e gli insegnamenti dei padri della Chiesa e se pure la Bibbia non ha un riferimento esplicito all'evento che interessa la solennità odierna, è pur vero che la Scrittura assume anche un linguaggio nascosto e implicito per il quale si deduce che Maria, concepita senza peccato originale, madre del Verbo e sempre associata al suo Figlio nella lotta contro il male e contro la morte non poteva che ottenere la stessa ricompensa di gloria destinata al Cristo Signore poiché se Dio è giusto concede che sempre in ogni caso le nostre fatiche ottengano riscontri del tutto proporzionati. Ma rimandando ad altri contesti i vari approfondimenti teologici e apologetici intorno al Dogma di Pio XII, vogliamo prendere in considerazione un concetto importante che emerge nelle prime righe della "Munificentissimus Deus", il documento con cui il pontefice nel 1950 si pronuncia definitivamente sulla verità dell'Assunzione e che esordisce esattamente così: "Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d'amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8,28)".
Lo scritto commenta che da parte di Dio vi siano per gli uomini concomitanze di gioie e di dolori, in modo tale che le une non escludano gli altri e che il bene proceda nella vita dell'uomo in modo proporzionato al male, ma proprio in questo altalenarsi delle due realtà vi è il la finalità divina del bene riservato a coloro che si mantengono fedeli. In altre parole, nonostante le continue lotte contro il male e la sopportazione delle pene e delle disfatte, Dio riserva a coloro che lo amano una corona di gloria definitiva, proporzionata allo spessore del male subito e alla consistenza delle ingiustizie e delle cattiverie che interessano la vita del credente e ogni nostra pena ottiene sempre la sua giusta ricompensa. Come poteva allora Dio non consentire che la fedeltà indiscussa di Maria venisse premiata con un guiderdone di gloria grandioso e commensurato alle lotte che tale fedeltà comportava? Come poteva insomma Dio non concedere l'assunzione del Corpo di Colei che aveva ospitato il suo Verbo e lo aveva strenuamente difeso non senza umilianti disavventure? Come poteva lasciare che il corpo della Vergine sua Madre fosse dato alla disgregazione e diventasse pasto dei vermi, essendo Maria meritoria di queste e altre ricompense divine?

E' legittimo quindi pensare che ella sia stata assunta nel suo corpo alla gloria celeste per ottenere un destino non parallelo ma conforme a quello di Colui del quale era stata Madre e prima redenta.

L'Assunzione di Maria al Cielo ci racconta allora l'amore di Dio e ce ne da le prove in questo grande mistero di predilezione che è riservato alla Madre sua e dimostra che Dio può ogni cosa, anche lo straordinario e l'inimmaginabile pur di palesare che ricambia in oro ogni atto di fedeltà nei suoi confronti.

Si tratta quindi di un amore misto ad onnipotenza; anche noi ne siamo partecipi nel duplice senso si essere stati coinvolti dal progetto di salvezza divina e di sentirci anche spronati a raggiungere la stessa meta di predilezione non senza la stessa potente intercessione di Maria Madre di Dio e Madre nostra. 

Testo di padre Gian Franco Scarpitta 


Maria la perfetta credente

In Maria, che celebriamo in modo speciale nella Solennità dell'Assunzione, ci troviamo di fronte alla perfetta credente. Maria è la perfetta credente perché non ha lasciato cadere le domande nella sua vita, perché non ha dato niente per scontato o per acquisito, all'angelo infatti ha chiesto: come è possibile tutto questo?... aveva appena vissuto un incontro straordinario, Dio le aveva appena parlato per bocca dell'angelo eppure lei ha conservato la domanda. E' un aspetto della vita di Maria che mi pare importante per noi che spesso desideriamo un cammino di fede contornato da sicurezze e da certezze.
Beata colei che ha creduto dice Elisabetta... esiste allora la beatitudine del credere, e proprio il soffermarci su questo verbo ci permette di continuare un percorso che abbiamo appena cominciato. Cosa vuol dire credere? Mettendoci alla scuola di Maria credo che possiamo fare nostri sei aspetti significativi della vita del credente:
1) Credere è accogliere tramite l'ascolto della Parola di Dio. Qui sono importanti l'accoglienza e la Parola... Parola di Dio che diventa cifra, Parola di Dio che diventa criterio di lettura del nostro vissuto. La Parola di Dio che ci aiuta a leggere fatti, incontri, intuizioni. Ma prima che a leggere, prima che a capire, la Parola di Dio ci aiuta a fare spazio... se non c'è posto nella tua vita, perché tutto è occupato, tutto è programmato, la tua vita sarà in ascolto soltanto di sé stessa... Dio e gli altri restano tagliati fuori. Maria vive l'accoglienza della Parola di Dio e ce la insegna... come una madre accoglie la vita, così Maria accoglie la Parola di Dio, il verbo di Dio che in lei assume l'esistenza umana.
2) Credere è custodire la Parola accolta. Maria ci insegna a custodire, a non lasciar andare via, a non cancellare, a non perdere la Parola che è Gesù. Custodire Gesù è diventare capaci di custodire ogni parola che proviene da Dio. E' importante questo, perché tante volte lasciamo cadere, non dando nessuna importanza messaggi ed intuizioni precise ed importanti.
3) Credere è mettere Dio al primo posto. Credere è dare a Dio il suo posto nella nostra vita, e il posto di Dio è uno solo: il primo. Maria riconosce in Dio l'unica ragione del suo vivere vivendo perfettamente il comandamento dell'Ascolta Israele!: ama Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze... è bello che nel vangelo, capaci di questo primato, siano soltanto le figure femminili, una su tutte la vedova povera che getta nel tesoro del tempio tutto quello che ha. E' stata capace di commuovere Gesù perché stata capace di affidarsi a Dio completamente, regalando tutto quello che aveva per vivere.
4) Credere è far penetrare Dio in tutti gli spazi del proprio vissuto. Maria ci insegna a non dire mai: Dio non c'entra con quella parte di me, Dio non c'entra con quella dimensione privata o affettiva della mia vita... Maria ci insegna ad essere presenti con tutto noi stessi nella relazione con Dio; portiamo a lui tutta la nostra vita per non ridurre mai la fede ad un rapporto solo mentale.
5) Credere è generare alla vita. Maria ha accolto la Parola non per tenerla per sé, ma per generarla alla vita e quindi in un certo senso per renderla disponibile, fruibile, accoglibile da altri. Maria allora ci dice che generare equivale anche a donare. Gesù lei lo ha donato a tutti noi. Allora per noi c'è la responsabilità di essere, come Maria, terra in cui cade il seme della Parola: esso è accolto, custodito, lavorato dalla terra e fatto germogliare. Ogni uomo, ogni donna hanno un modo proprio di far germogliare il seme... come dire che credere è liberare la creatività e la fantasia che sono in ognuno di noi.
6) Credere non vuol dire affermare noi stessi, ma fare della propria vita un dono d'obbedienza a Dio e di servizio agli uomini. E' il Magnificat che ci dice tutto questo... sono le parole di Maria che lodano Dio per tutto quanto ha operato in lei e nella storia della salvezza: Dio si manifesta nelle parole e nei gesti concreti di una creatura umana. Chiaramente quello che è avvenuto in Maria è un fatto unico: l'Incarnazione. Ma non è un fatto isolato: a livelli diversi di profondità, la stessa esperienza si compie nella vita di ogni cristiano e in particolare dei santi. Quello che è avvenuto in Maria, è che una creatura umana è stata raggiunta dalla Parola di Dio; questa creatura ha creduto e obbedito alla Parola; in questo modo la sua vita, pur rimanendo una vita pienamente umana, è diventata anche vita "divina"; siccome è vita divina, è vita destinata alla risurrezione, alla partecipazione della pienezza di vita di Dio. Se c'è una Parola di Dio che squarcia il cerchio rigido dell'esistenza mondana autosufficiente, allora vuole dire che nel mondo c'è un luogo dove si può toccare Dio, e questo luogo è appunto il luogo dove la Parola di Dio si è fatta Parola umana. 

Testo di don Maurizio Prandi

tratti da www.lachiesa.it