Il nostro magnificat

News del 14/08/2011 Torna all'elenco delle news

Nel cuore dell'estate la liturgia ci fa puntare gli occhi su Maria per contemplare il compimento della sua vita e di tutto il mistero pasquale: l'assunzione.
Mi sembra molto significativo che il testo evangelico proposto sia quello dell'incontro con la cugina Elisabetta e, soprattutto, quello del Magnificat. E' in queste parole, che la tradizione della Chiesa ci mette sulle labbra ogni sera, che possiamo intuire la storia di Maria, del suo abbandono incondizionato alla Parola di Dio.
Partiamo dall'annunciazione.
Il povero Gabriele ci riprova.
A Gerusalemme, nonostante che tutte le premesse fossero assolutamente ben'auguranti, fu un vero disastro.
La notizia è fantastica: la nascita di un figlio tanto atteso e desiderato; Gerusalemme la città ideale per un annuncio del genere; il Santo dei Santi avrebbe fatto da cassa di risonanza per le parole dell'angelo; Zaccaria - sacerdote osservante e scrupoloso - ha tutte le carte in regola per accogliere la notizia del messaggero e invece…
Invece domina l'incredulità, il dubbio.
Zaccaria è ridotto al silenzio, fino a quando pronuncerà il nome del figlio: Giovanni.
Gabriele ci riprova, ma le circostanze sono apparentemente tutte sfavorevoli: la Galilea è una terra di miscredenti, Nazareth è un paese da cui non aspettarsi nulla di buono, non c'è nessun tempio a fare eco alle parole dell'angelo, ma sono una semplice casetta, dimora di una ragazzina di nome Maria.
A lei Gabriele porta un annuncio scandaloso, sconvolgente: "sarai la madre del Figlio di Dio".
E Maria, l'adolescente di Nazareth, dice sì.
Sì, la Parola è accolta. Maria è collaboratrice del piano di salvezza di Dio.
Zaccaria era troppo preoccupato delle sue devozioni e dei suoi riti.
Maria ha il cuore libero, accoglie, si lascia raggiungere, si mette nelle mani del suo Dio e il suo Dio metterà il Figlio amato tra le sue braccia.
Il cuore di Maria è in pieno subbuglio. Gioia, mistero, stupore, paura, desiderio si accavallano in lei. Ma su tutto questo c'è una certezza granitica: " Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente".
Ecco il punto fermo: è Lui, è l'Onnipotente che fa grandi cose, che opera meraviglie. Maria si lascia usare, si fa portare da quella Parola che ancora vibra forte nello stomaco. E per lei si fa largo un progetto di grazia, unico nella storia dell'umanità: concepita senza peccato per essere la madre del figlio di Dio, assunta in cielo per stare nella compagnia del figlio e proseguire la sua opera di collaboratrice e mediatrice della salvezza.

Oggi siamo inviatati a guardare a Maria, al suo sì, alla sua disponibilità, al compimento del piano d'amore di Dio culminato nel mistero dell'Assunzione. Questa festa, però, è inutile se tutto in noi rimane come prima.
Allora ti faccio un invito, amico lettore: scrivi anche tu il tuo Magnificat!
Hai capito bene: prendi carta e penna o il tuo pc e scrivi il tuo personale, unico cantico di lode!
Per cosa magnifichi il Signore? Quali sono le grandi cose che Lui ha fatto per te e attraverso di te? Dove e con chi ha fatto esperienza del suo amore e della sua misericordia?

Testo di don Roberto Seregni, Il tuo magnificat, agosto 2010


Grandi cose ha fatto per me

"Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente", dice Maria nel suo cantico di lode a Dio, che si legge nel vangelo di oggi e che molti conoscono con la prima parola della sua traduzione in latino, "Magnificat".
Le "grandi cose" che l'Onnipotente, vale a dire Colui per il quale nulla è impossibile, ha fatto per l'umile donna di Nazaret, sono quelle che i cristiani celebrano ogni anno con apposite feste.

Per limitarci alle tre principali, tra loro connesse, al centro sta quella relativa alla divina maternità: fatto unico, che non si era mai visto né si vedrà mai più. Per dare al mondo il Redentore, tra tutte le donne Dio ha scelto lei come madre del suo Figlio; Colui che legge le menti e i cuori ha visto la fede a tutta prova e la totale disponibilità di questa giovane donna ad assecondare il suo progetto di salvezza per tutti gli uomini.

La divina maternità, centro e fondamento dell'importanza di Maria, è celebrata ogni anno il 1° gennaio.

In vista poi del fatto che sarebbe diventata la madre del suo Figlio, Dio l'ha preservata sin dal suo concepimento dalla macchia con cui ogni uomo entra in questo mondo: ecco la festa dell'Immacolata, l'8 dicembre.

E poiché il suo corpo ha dato un corpo al Figlio di Dio, ecco la festa di oggi, il cui significato è espresso così nei testi della Messa: "Tu (Dio) non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita".
Davvero grandi cose ha fatto per lei l'Onnipotente. Ma la festa dell'Assunta, come ogni altra festa cristiana, non è soltanto contemplazione delle opere di Dio: riguarda anche quanti la celebrano.

Dice sempre la liturgia di oggi: "(In lei, Signore,) hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza". Il cristiano è un pellegrino, che cammina nel tempo avendo chiara la meta, la vita eterna con Dio.

 Maria è lo specchio in cui si riflette la possibilità che Dio offre a tutti di raggiungere la meta, come è già avvenuto per lei. E questo manifesta che non solo per Maria Dio ha fatto "grandi cose": le ha fatte e le fa anche per chiunque cerchi di condividere la sua fede e la sua disponibilità. Ogni credente può riferire a sé le parole della Madre di Dio, se solo ricorda che l'Onnipotente gli ha dato la vita, lo ammette alla sua amicizia, gli dà un futuro con lui.
Specificamente, come ha glorificato il corpo di Maria, Dio intende fare altrettanto per noi, nei tempi e nei modi che solo lui conosce, perché anche il corpo dell'uomo ha valore ai suoi occhi. Importante è salvarsi l'anima, si dice comunemente; ma è sbagliato: Dio ha creato non l'anima, ma la persona, composta di anima e corpo, e nulla di quanto egli ha creato sfugge alle sue cure o è privo di rilievo. La festa di oggi suona così anche come richiamo ad un atteggiamento corretto verso il corpo, troppo spesso oggetto di attenzioni squilibrate, con forzature di ogni sorta: da un lato cosmetici, lifting, palestra e quant'altro, nel tentativo talora patetico di annullare i segni del tempo che passa; dall'altro la noncuranza, quando non il disprezzo, del corpo altrui, cui si infliggono violenze, fame, abusi e sfruttamento.

Il corpo dell'uomo ha in sé una dignità non inferiore a quella del corpo glorificato di Maria. E allora torna utile riflettere su un episodio riferito dall'evangelista Luca (11,27-28). Una volta, dalla folla in ascolto di Gesù, una donna espresse ad alta voce la sua ammirazione: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!" Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!

Testo di mons. Roberto Brunelli

tratti da www.lachiesa.it