15 agosto 2018: Solennità dell'Assunzione della B.V. Maria

News del 14/08/2018 Torna all'elenco delle news

La solennità dell'Assunzione dal cielo della Madonna, in anima e corpo, ci porta istintivamente a pensare al Paradiso. In fondo, il paradiso non è altro il giardino di Dio, dove tutti i fiori più belli vengono accolti e costituiscono l'armonia dell'insieme nell'eternità di Dio. In questo giardino eterno, nel santo paradiso, vi è entrata in anima e corpo, unico caso nella storia della salvezza, la Vergine Maria, assunta alla gloria del cielo con la sua anima e con la sua corporeità. Lei ha dato inizio a quel paradiso, dove un giorno, ci auguriamo possiamo entrare anche noi suoi devoti e suoi figli amatissimi. Maria, infatti, è il tramite più naturale per portarci a Gesù e farci entrare nell'eternità. Per poi uomini pellegrini sulla terra, nel mistero dell'Assunzione al cielo della Vergine Santa, si apre una chiara prospettiva di salvezza eterna nella duplice dimensione spirituale e corporale, per cui la persona umana, nella sua integrità va amata e rispettata, dal momento del concepimento al sua naturale termine che è sorella morte, come la definiva San Francesco d'Assisi. San Giovanni Damasceno, anticipando il dogma dell'Assunzione della Madonna, proclamato da Pio XII, nel 1950, così scriveva: «Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dal dolore, quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio». Un altro padre della Chiesa, san Germano di Costantinopoli, che aveva intuito in anticipo questa verità di fede scriveva: «Tu, come fu scritto, sei tutta splendore (cfr. Sal 44, 14); e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto tempio di Dio. Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorruttibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta».

I padri e il magistero della Chiesa, nell'affermare questa verità di fede si rifanno ai testi biblici e a tutta la storia di questa donna unica e irripetibile nella storia dell'umanità e della salvezza, a partire da quel Si che Maria ha detto all'Angelo nel momento dell'Annunciazione. Testi che in questa solennità dell'Assunta ci aiutano a capire ulteriormente il senso di questa celebrazione e di questo mistero della fede, che anche mistero del santo rosario che preghiamo nella corona dei misteri della gloria. Il libro dell'Apocalisse che oggi leggiamo ci fa immergere con il pensiero, la mente e la meditazione nella gloria del cielo. In esso leggiamo: Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto... Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono". Questo testo più di carattere escatologico ed ecclesiologico, i biblisti lo attribuiscono anche alla figura luminosa di Maria, la Madre di Gesù, la donna che genera alla vita terrena il Figlio di Dio, il Salvatore del Mondo, il Redentore, il Re dei Re. Lei Madre del Re dei Re, è anche la Regina di tutto il Regno di amore, giustizia, verità che Gesù Cristo è venuto ha impiantare sulla terra, nell'attesa della Pasqua senza fine, quando, nel giudizio universale anche i morti risorgeranno per sempre per una vita eterna. Sempre l'Apocalisse ci rammenta che dopo il parto, la donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. E di uno speciale cammino ed itinerario mariano leggiamo nel vangelo di questa solennità, che è quello della visitazione, che è cammino di amore, di carità, di accoglienza, di servizio generoso della Madonna verso la sua cugina Elisabetta., Infatti, l'evangelista Luca, il grande devoto, scrittore e pittore di Maria, scrive in questo bellissimo testo: "In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Il che sta a significare il senso più vero della devozione mariana che ogni discepolo di Gesù, ogni vero cristiano deve alimentare quotidianamente non solo con le devozioni personali, ma con la preghiera mariana per eccellenza che è il santo Rosario. Si va in paradiso e si alimenta la speranza di una risurrezione finale per la vita, se sull'esempio di Maria viviamo l'amore e la carità verso Dio e verso i fratelli, con la mente sempre fissa sui beni eterni e non sulle cose terrene che passano e svuotano di senso la nostra esistenza. Cristo nella sua risurrezione ha vinto al morte e Lui la primizia dell'umanità nuova risorta. Dopo Gesù nella scala dei valori, di chi conta, dopo la santissima Trinità, c'è proprio Lei, la Madonna, la Madre di Dio e Madre nostra che Gesù ha voluto associata a se nella vita terrena e nell'eternità, nella totalità della sua persona. Ecco perché Gesù ha preso tra le sue braccia la sua mamma, Maria, come Lei lo prese tra le sue braccia, quando venne alla luce in questo mondo, nel suo grembo verginale, per opera dello Spirito Santo, e l'ha portata con se nel giardino del Paradiso, dove questo fiore unico, splendente di ogni luce, attende tutti noi e prega il suo figlio, perché nessuno dei suoi figli vada perduto nel giardino della morte eterna, ma tutti arrivino al giardino di Dio, ala giardino della vita eterna. ...

Omelia di padre Antonio Rungi

 

Il cielo ha un cuore

La liturgia interpreta l'Assunzione di Maria al cielo, non come qualcosa di straordinario, soprannaturale, legato alla figura di una donna "speciale"... si rischierebbe di allontanare dalla nostra vita colei che Dio ha scelto per entrare nella vita degli uomini, mettere lassù su un piedistallo colei che è stata scelta da Dio per la sua umiltà, per la sua discrezione, per il suo nascondimento. L'invito allora è quello di sempre, legare la celebrazione alla vita, alla nostra vita concreta, a questa nostra terra che abitiamo, al tempo che stiamo vivendo. L'Assunzione di Maria quindi, come una profezia per i nostri giorni! Un primo invito è quello al silenzio... all'ascolto... in giorni frenetici, dove tutti dicono, dove tutti parlano, dove tutti cercano di riempire ogni "presunto" vuoto con le certezze che vengono da ricette nella maggioranza dei casi (e quando va bene), preconfezionate, la liturgia e la Parola di Dio ci dicono che è necessario fare silenzio, che non su tutto si può dire, che non tutto puoi spiegare, che non tutto puoi risolvere o aggiustare... Di quello che oggi celebriamo non c'è traccia nei testi sacri e allora l'Assunzione di Maria al cielo è un qualcosa che rimane nel segreto, nel silenzio delle cose grandi e bellissime che fa Dio, il quale, al contrario di noi, non fa proclami e ci invita a riflettere, a pensare, ad andare in profondità. Il mistero dice che Maria è assunta in cielo in corpo e anima... che bello quello che papa Benedetto scriveva nel 2009: anche per il corpo c'è posto in Dio. Il cielo non è più per noi una sfera molto lontana e sconosciuta. Nel cielo abbiamo una madre. E la Madre di Dio, la Madre del Figlio di Dio, è la nostra Madre. Egli stesso lo ha detto. Ne ha fatto la nostra Madre, quando ha detto al discepolo e a tutti noi: "Ecco la tua Madre!" Nel cielo abbiamo una Madre. Il cielo è aperto, il cielo ha un cuore. La trovo significativa questa immagine... mi dà molta speranza: il cielo è aperto e ha un cuore... pulsa del battito del cuore di Dio, del cuore di chi ci ha amato...

Sento fondamentale in questo senso, il versetto con cui si apre la prima lettura tratta dal libro dell'Apocalisse, perché parla di un cielo aperto (si vede il tempio che è al di là), e di un tempio aperto; non so dire bene, ma è come se Dio, (in barba ad alcuni uccellacci del malaugurio che sono solo capaci di giudicare e di minacciare un futuro di tormenti e fuoco), ci dicesse: non vedete che il cielo è aperto? Non vedete che il tempio è aperto? Entrate! Credo che questa immagine sia un invito, un invito alla responsabilità di ognuno... perché entrare, dipende da noi!

La donna viene presentata in tutto il suo splendore: il sole, la luna, le stelle. Mi piace pensare a questa donna come alla creazione, alla terra visitata e sposata da Dio... l'umanità, visitata e sposata da Dio. un'umanità capace di essere feconda, un'umanità capace di dare alla luce, un'umanità capace di lottare perché il dono che Dio le ha affidato non vada perduto. Mi impressiona sempre questa lotta della donna contro il male, una lotta che avviene nel momento più difficile per la donna, per ogni donna... sotto tutti i punti di vista: fisico, psicologico, emozionale ? il momento delle doglie del parto.

Questa donna, che è la creazione, che è il popolo di Dio, che è la chiesa, fugge nel deserto e leggevo una cosa bella ma che rischia di sfuggirci perché viene tagliato mezzo versetto dalla prima lettura: La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni... pensavo: quale sarà quel luogo dove Dio protegge e nutre? Mi piace pensare che quel rifugio nel deserto dove la donna, ovvero la chiesa viene nutrita, sia proprio l'Eucaristia che celebriamo. Qui siamo nutriti, lontano dal nemico, dal Pane e dalla Parola.

Anche la seconda lettura allarga il nostro cuore dandoci speranza, perché il contesto è molto simile a quello ascoltato nel libro dell'Apocalisse: una situazione che appare, fino al versetto precedente, disperata, come quella della lotta impari tra la donna e il drago, ma anche qui, la salvezza, la vita, il bene che vince la morte. C'è un'affermazione bellissima e fortissima e la scrivo alla lettera, non secondo la traduzione che abbiamo ascoltato: Cristo è resuscitato dai morti, primizia dei morti. Mi piace che l'intenzione dell'apostolo Paolo non sia quella di limitare l'affermazione a coloro che sono corporalmente morti, ma a tutti quelli che hanno bisogno, necessità di una vita nuova... mi piace perché allora riguarda anche me! La seconda lettura tocca con decisione il tema della morte, qualcosa con la quale siamo chiamati a fare i conti... li facciamo, guardando oltre, perché la festa di oggi getta un forte dubbio sulla morte (A. Casati). Certo la morte sembra vincente, sembra azzerare tutto, ma l'Assunzione di Maria e questa seconda lettura dicono il contrario, dicono che Gesù, con il dono della sua vita, riduce a nulla tutto ciò che la vita sembra azzerarla...

Un'altra cosa bella che leggevo di papa Benedetto, è un riferimento a quanto nel vangelo Maria afferma di desiderare... desidera magnificare, proclamare grande, ingrandire, Dio! Maria cioè desidera che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi. Ci insegna a non avere paura che Lui possa essere un "concorrente" nella nostra vita, che possa toglierci qualcosa della nostra libertà, del nostro spazio con la sua grandezza. Ella sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi. Se Dio è piccolo nella mia vita, anche io sono piccolo... piccoli diventano i miei orizzonti, piccole diventano le mie speranze, piccolo diventa il mio mondo, tanto piccolo da diventare stretto stretto, tanto da non poter accogliere nessuno, fare spazio a nessuno. Il peccato di Adamo a cui si fa riferimento nella seconda lettura è proprio questo: ha temuto che Dio fosse troppo grande, tanto da togliere qualcosa alla sua vita e disobbedendo ha pensato che avrebbe avuto più spazio, per sé e per la donna che Dio le aveva posto a fianco... la parola che abbiamo ascoltato, quello che la vergine Maria canta quest'oggi ci dicono questa verità capace di dare grande pace e consolazione: solo se Dio è grande, anche l'uomo è grande.

Gesù consegnerà il regno a Dio Padre dopo aver ridotto a nulla ogni Principato, Potenza e Forza... queste parole della lettera ai Corinzi sono una formidabile introduzione al brano di Vangelo ascoltato, dove Luca mette sulla bocca di Maria queste parole: ha guardato alla bassezza della sua serva; ecco che lo sguardo di Dio non si posa sui centri del potere economico, politico o religioso... lo sguardo di Dio (lo abbiamo detto anche qualche mese fa il giorno dell'Immacolata) si posa su una ragazzina, su una casa, su una città malfamata in una regione malfamata. Don Angelo Casati dice che Dio scrive una contro-storia nella quale non conta la pubblicità arrogante, perché ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore... non conta la forza, perché ha deposto i potenti dai troni... non conta la ricchezza, non conta quanto possiedi, perché ha rimandato a mani vuote i ricchi...

C'è un particolare bellissimo proprio all'inizio del vangelo quando Luca dice che Maria si alza... ecco: quell'alzarsi è lo stesso del verbo della resurrezione e viene accostato all'andare premuroso di Maria, per aiutare si, ma soprattutto per portare Gesù a sua cugina... il vangelo non racconta lo straordinario, l'alzarsi di Maria verso il cielo, racconta un altro alzarsi, molto più ordinario, normale, feriale: quello del servizio, della cura, della prossimità, dell'annuncio... a questo alzarsi viene assegnato il verbo della resurrezione, a questo alzarsi è legata la promessa di un altro alzarsi, quella dell'Assunzione! (A. Casati).

Omelia di don Maurizio Prandi

 

Maria che varca il cielo ci ricorda la nostra destinazione

Nel cuore dell’estate, c’è un trionfo di luce che si chiama Maria. La festa dell’assunzione di Maria al cielo è una di quelle feste che ti evangelizzano lo sguardo. È verso l’alto che dobbiamo guardare. “Siamo nati e non moriremo mai più”, scrisse quella straordinaria donna di nome Chiara Corbella che ci ha lasciato una bellissima testimonianza di donna, di moglie, di madre, di amica.

Perché la morte è solo quella direzione di cielo che prendiamo con una rincorsa un po’ misteriosa e un po’ carica di paura. Maria che varca il cielo ci ricorda che quello è il nostro destino, cioè quella è la nostra destinazione.

Ed è per questo che Maria è per ciascuno di noi “segno sicuro di speranza”, perché guardando Lei capiamo un po’ che fine faremo noi. Eppure il Vangelo di oggi per raccontarci di questa festa ci fa leggere un brano dell’evangelista Luca in cui si racconta l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta.

È un incontro in cui l’effetto collaterale si chiama gioia: “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”, dice Elisabetta, e Maria risponde: “L’anima mia magnifica il Signore”.

Il segno distintivo che siamo fatti per il cielo lo si vede dalla gioia che proviamo e che portiamo. Un cristiano o è un portatore di gioia o non è cristiano. Ma non la gioia dei sorrisi, ma la gioia di sapersi amati definitivamente. È la gioia di chi riesce a vedere che Dio rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili. Fa capire le cose agli umili e confonde le idee ai superbi.

Provvede a chi si riconosce povero e lascia a bocca asciutta coloro che pensano di essere ricchi. La festa di oggi quindi come una seconda Pasqua tutta mariana, accende una luce di speranza sul nostro destino. Ma questa luce non è solo una luce che ci parla del dopo, ma è una luce che ci parla del qui ed ora. Infatti è proprio pensando a Maria che tutta la nostra vita di adesso assume una profondità nuova.Ha ragione quindi Dante a dire di Maria: “sei di speranza fontana vivace”.

Omelia di don Luigi Maria Epicoco tratta da www.cercoiltuovolto.it

 

Liturgia della Parola della Messa vespertina della Vigilia

Liturgia e Liturgia della Parola della Solennità dell'Assunzione della B.V.Maria (Anno B) 15 agosto 2018

tratto da www.lachiesa.it