Morosini: tempo di bilanci e programmazione in vista del convegno pastorale diocesano di settembre
News del 18/07/2018 Torna all'elenco delle news
L'arcivescovo di Reggio Calabria - Bova ha voluto tracciare un bilancio dopo gli incontri di verifica delle zone pastorali
Morosini scrive ai parroci: «Portare la Chiesa tra la gente»
Concluso il tempo di “verifica” delle zone pastorali; l’ultimo appuntamento è stato nella vicaria di Bagnara e – in seguito a questi incontri – monsignor Giuseppe Fiorini Morosini ha deciso di scrivere ai parroci e alle loro comunità per tracciare un bilancio di quanto fatto quest’anno al fine di rilanciarne l’efficacia pastorale per la programmazione del prossimo ormai venturo.
«Bisogna approfittare di questo confronto per far emergere i problemi esistenti nelle nostre realtà parrocchiali- ha esortato l’arcivescovo Morosini – l’obiettivo è quello di realizzare una pastorale di comunione. Detto questo va sottolineato come seppur non tutto è stato perfetto, vi è stato un grande impegno da parte dei parroci e delle loro comunità».
Tanti i temi affrontati dal pastore della Chiesa reggina nella sintesi dei lavori di verifica zonali: dall’attenzione alle famiglie fino alla necessità di rivedere tempi e luoghi per la pastorale giovanile nonché la crescente disponibilità ad aprirsi col territorio e con le Istituzioni.
In tal senso un aspetto che sta particolarmente a cuore a monsignor Morosini è la creazione «dell’osservatorio sui problemi del territorio» avviato soltanto in alcune parrocchie, ma che «dovrà essere ripogrammato per il prossimo anno». Conoscere le povertà emergenti e affrontarle con coraggio, questa l’indicazione dell’arcivescovo reggino.
È necessario quindi «promuovere in mezzo alla gente la cultura cattolica» - che oltre agli incontri – può essere mediata attraverso le pagine del settimanale diocesano “L’Avvenire di Calabria” e il quotidiano nazionale Avvenire.
Inoltre, per farlo è necessario ripartire sempre dalle famiglie dalle quali, sostiene Morosini, «ci sono segnali di crescita» su più ambiti: in primis sembra aumentare il “sentire comune” sulla formazione cristiana come percorso di conoscenza di sé stessi e di Dio e non finalizzata esclusivamente alla catechesi “per” i sacramenti come sostenuto, in modo compatto, dall’itinerario concordato a livello diocesano. E ancora: va evidenziata la nascita di esperienze di gruppi famiglie. Altrettanto positiva è l’esperienza degli oratori che hanno coinvolto i ragazzi reggini: «Coinvolgere i giovani nell’animazione è un ottimo strumento per non farli allontanare dalla parrocchia». Sempre rispetto alla pastorale giovanile, per l’arcivescovo vanno lodate le nascite di qualche nuovo gruppo ecclesiale nelle parrocchie.
Sul fronte dei sacramenti va allargato l’invito a chiedere all’inizio del corso di preparazione alla cresima il nome dei padrini così da poter organizzare dei corsi di formazione per loro. Certamente va fatto un grande lavoro rispetto alla carenza in campo formativo degli educatori: «Non scoraggiamoci, ma continuiamo a proporre – è il monito di Morosini che ha sottolineato – la bella esperienza da estendere in tutte le vicarie della formazione via internet». E per l’anno ormai imminente, spiega il presule, ci saranno importanti novità rispetto alla conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa.
Sui territori, infine, cresce l’esigenza di una “Chiesa in uscita” anche attraverso formule pastorali tradizionali come la benedizione delle case, spesso accompagnata dai laici, così come è fondamentale programmare le messe nei quartieri, la “peregrinatio Mariae”, la benedizione delle famiglie e visita agli ammalati. Ma anche gli incontri ricreativi che fanno vivere la parrocchia come luogo della comunione: «È un dato positivo – ha evidenziato il presule - sul quale soffermarsi per vedere di intensificare tali esperienze per raggiungere i cosiddetti lontani».
Infine, monsignor Morosini ha rivolto un invito a tutti i parroci che subentreranno nelle loro nuove comunità chiedendo loro di rispettare «il cammino di quella parrocchia evitando di impostare una pastorale “a gusto proprio”».
tratto da www.avveniredicalabria.it
L'arcivescovo di Reggio Calabria si proietta alla sfide imminenti: l'accoglienza sarà il tema del Convegno pastorale diocesano
Morosini: «Consigli pastorali zonali? Fucine di idee necessarie»
Un anno pastorale è ormai alle spalle per monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, il quinto dal suo arrivo nella diocesi di fondazione paolina. L'arcivescovo di Reggio Calabria si proietta alla sfide imminenti: l'accoglienza sarà il tema che spazierà dalle relazione personali all'incisività politica dei cattolici sul territorio.
Come è andato il confronto con parroci e laici durente gli incontri con le zone pastorali?
C'è stato un cammino faticoso, ma coraggioso. Si è passati dall'improvvisazione sugli incontri di verifica alla preparazione dettagliata di questi momenti che hanno dato dei frutti concreti: parlo delle relazioni di sintesi di quanto emerso dai diversi territori. Ancora, però, bisogna "spingere" per far considerare questi spazi come i luoghi privilegiati della sinodalità. La comunione ecclesiale è un valore che tanti invocano, ma che troppo spesso trova poca aderenza rispetto a un dibattito sano, schietto e sincero sulle problematiche che esistono e che vanno affrontate.
Per aumentare la partecipazione sarebbe opportuno creare dei consigli pastorali zonali?
È auspicabile che questo avvenga, ne parlo sin dal mio insediamento in diocesi. Penso che debbano essere organismi in più e non sostitutivi di quelli parrocchiali. Immagino a percorsi di condivisione con cadenza trimestrale e che possano davvero essere fortemente attrattivi per le risorse migliori dei laici impegnati in un certo territorio: attraverso questi strumenti, ne sono convinti, il "laboratorio pensante" della Chiesa di Reggio Calabria - Bova può diventare realtà.
A tal proposito, soffermiamoci sull'Osservatorio dei problemi del territorio. A che punto è questa proposta progettuale per le parrocchie?
Ogni nuova iniziativa pastorale porta a delle naturali diffidenze: «Non lo abbiamo mai fatto», si dice, «forse non siamo all'altezza». Sono tutti pensieri fisiologici; però se valutiamo comunitariamente l'esperienze di quelle parrocchie che ci hanno provato, allora questo può essere da stimolo per tutti. Si tratta di un ottimo strumento imprescendibile per radicare il Vangelo e non fare soltanto parole, ovviamente vanno rispettati i "ritmi diversi" delle singole comunità parrocchiali.
Proiettiamoci a settembre. Il Convegno pastorale diocesano avrà come tema l'accoglienza.
Vorrei ci fosse un immergersi maggiore nella realtà sociale in cui viviamo: possiamo dire che è necessario un maggior impegno politico rispetto al tema dell'accoglienza. Appare ormai necessario questo cammino, è chiaro che l'accoglienza ingloba l'aspetto profondamente umano delle relazioni. Faccio un esempio: quante volte leggiamo dai media che la Chiesa «non sa più accogliere» . Mi chiedo siamo capaci di trarre le conclusioni dagli atti che poniamo? Si può chiedere la cancellazione dai registri del battesimo e poi voler leggere le letture di una celebrazione eucaristica? Cosa vuol dire, quindi, «accogliere»?
Rispetto a questa presunta non-accoglienza. Quali strumenti adottare per contrastare questa falsa retorica?
I media, e in particolar modo quelli diocesani, devono entrare a far parte dell'annuncio sistematico dell'evangelizzazione. Ciò significa che è necessario rilanciare dei messaggi sulla Dottrina sociale della Chiesa: va fatta conoscere, soprattutto, alle giovani generazioni. E in questo senso non mancano i progetti in cantiere.
Sull'incisività "politica" dei laici. Quale è l'intendimento?
Bisogna risaldare i valori di riferimento e farli propri. Vale a più livelli: mi riferisco ai medici cattolici, ai giuristi cattolici e quant'altro. Nelle riunioni "di settore", non si possono negoziare più i valori cattolici. E lo stesso vale per chi ricopre incarici politici: bisogna scegliere se seguire il Vangelo o gli ordini di partito.
di davide Imeneo e Federico Minniti, tratto da www.avveniredicalabria.it