Catecumeni: la testimonianza di Gaudentas e di don Benvenuto Malara di Melito P. Salvo
News del 22/04/2018 Torna all'elenco delle news
Quando la fede è “trovare la luce in fondo al tunnel, conoscere la rinascita abbracciato alla croce”. E’ la storia di Gaudentas Nicolaci, 24 anni, lituano di origine ma naturalizzato italiano, battezzato con il nome di Gaudenzio durante la Veglia Pasquale in Cattedrale, raccontata da chi lo ha affiancato nel percorso del catecumenato presso la Parrocchia “Maria Santissima Immacolata” di Melito Porto Salvo. “Gaudentas - racconta Giuseppe Toscano, suo amico e catechista - ha trovato la fede dopo una vita scossa da traversie di ogni genere, attraversata da momenti difficili, ma non solo. La sua storia è un condensato di emozioni forti: avversato da situazioni delicate e ostacoli enormi, ha saputo reagire fino a vincere il buio, affidandosi alla volontà di Colui che ha sempre continuato a cercare”. Sì, perché la fede è stata per lui un abbraccio ritrovato, la riscoperta, attraverso le persone che ha incontrato sulla sua strada, di quel Compagno di viaggio che, anche nelle difficoltà e nelle derive, non lo ha mai abbandonato.
Gaudentas racconta di aver perso i genitori quando era poco più che bambino. “Sono stato abbandonato da mio padre, mentre mia madre mi ha seguito finché ha potuto, poi per problemi che evidentemente erano insormontabili, ha dovuto lasciarmi andare. Gesù c’è stato sempre nel mio cuore. Sin da piccolo ho sentito la sua presenza. Lungo la strada ho fatto tante esperienze, sono stato in istituti e case famiglia; ho incontrato tante persone speciali che mi hanno voluto bene. Nell’adolescenza ho perso la fede, ma di fatto avevo perso ogni speranza”.
La svolta nella sua vita è arrivata con l’affidamento al gruppo appartamento gestito dalla cooperativa “Marzo 78” a Melito Porto Salvo. “In quella casa ho ritrovato la speranza – dice - ogni singolo operatore è stato per me la mia famiglia. Tutti quanti hanno creduto in me, così ho avuto la forza di rialzarmi. Oggi posso dire che è grazie a loro se ho ritrovato la fede e la fiducia in me stesso”.
La scelta di incamminarsi verso i sacramenti risale a circa due anni fa: è stata ponderata a lungo, ma decisa. “Col Battesimo che ho ricevuto la notte di Pasqua è stato come inserire il pezzo mancante nel puzzle della mia vita, il pezzo più importante – ammette – di una vita finalmente non più trascorsa vagando a vuoto, ma avendo una meta chiara. È importante essere cristiano, seguire Dio, la sua Parola…anche se a volte appare incomprensibile, anche se ci parla con parabole che hanno tanti significati. È importante perché cambiamo aspetto, smettendo di essere duri di cuore, come San Tommaso. La fede, se è veramente tale, ci spinge in avanti, rendendoci capaci di fare ogni cosa. Basta ricordarsi che la luce che Dio ci ha donato possiamo e dobbiamo essere noi”. La luce che Gaudentas ha incontrato in fondo al tunnel, adesso è pronto a donarla agli altri!
L’abbraccio della comunità parrocchiale si esprime soprattutto nell’affetto del suo parroco, don Benvenuto Malara, che l’ha reso protagonista di una lettura durante la recente celebrazione, presieduta dall’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini, in cui alcuni giovani hanno ricevuto il sacramento della Cresima. “Questo giovane, col suo esempio e la sua tenacia – racconta con gioia – è diventato per noi motivo di rilettura della nostra vita. La sua ricerca di Dio è stata un crescendo di curiosità e desiderio. Nonostante le difficoltà del dover lavorare sia la mattina che il pomeriggio, ha seguito con costanza il percorso del catecumenato, sostenuto dal diacono Cosimo Martelliti e da Giuseppe Toscano, laico impegnato in parrocchia. Ringrazio il Signore per questa bella testimonianza di fede, alla luce della quale ogni credente dovrebbe fermarsi a riflettere, ridare slancio alla propria missione di battezzato e rinnovare il proprio eccomi”.
La storia di Gaudentas trova il lieto fine nelle parole del diacono Cosimo, che lo ha iniziato al cammino di fede: "Quando ti ritrovi davanti a un giovane come lui, rimani affascinato dalla determinazione che è capace di trasmettere. Lungo il cammino fatto assieme ho avuto modo di apprezzarne l’educazione, la fedeltà nella formazione e la voglia di mettersi in discussione. È stato un esempio per me, ma credo possa esserlo per tantissimi altri”.
di Antonia Cogliandro (pubblicato su L'Avvenire di Calabria del 22 aprile 2018)