15 aprile 2018: la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: ascoltare Dio, ascoltare se stessi, ascoltare gli altri

News del 17/04/2018 Torna all'elenco delle news

Una domenica intensa e festosa quella vissuta in occasione della 55esima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, divenuta ormai un importante appuntamento diocesano di incontro e di preghiera, con una grande partecipazione di giovani, per i quali scoprire la propria vocazione significa capire qual è la chiamata più vera alla vita per se stessi e decidere cosa fare del proprio futuro. Giovani protagonisti nell’organizzare il programma dell’intera giornata, curato dal Centro Diocesano Vocazioni e dalla Consulta di Pastorale Giovanile, giovani seminaristi, consacrati e appartenenti ai gruppi ecclesiali, ma anche giovani curiosi, che si sono semplicemente lasciati interpellare dallo slogan biblico scelto come tema di riflessione: “dammi un cuore che ascolta”, un cuore cioè, che sappia ascoltare per discernere, per scoprire la chiamata speciale e unica pensata per ognuno, la propria vocazione alla felicità. E queste parole, ascolto, cuore, vocazione, felicità, sono state declinate in vari modi lungo l’intera giornata, scandita da una serie di appuntamenti sia in Duomo che in piazza. “Non si può amare nessuno, non si può servire nessuno, non si può aiutare nessuno se non abbiamo la capacità di saperlo ascoltare” - ha sottolineato l’arcivescovo Morosini, presiedendo la Celebrazione al mattino – “ascoltare Dio, ascoltare se stessi, ascoltare soprattutto gli altri, perché questa è la missione della Chiesa, soprattutto di ogni consacrato, dare la vita per ascoltare gli altri”. Le vocazioni di speciale consacrazione sono la testimonianza più radicale “di un Dio che si accompagna all’uomo nei momenti difficili, di un Dio il cui cuore pulsa sempre per noi”. Dammi un cuore che ascolta è, nell’invito finale che l’arcivescovo rivolge ai giovani presenti in Cattedrale, attorniato dai consacrati della diocesi che ha chiamato accanto a sé davanti all’altare, trovare il coraggio di amare Dio negli altri, rispondendo “eccomi” alla chiamata del Signore e consegnandogli tutta la propria vita.

Servizio, bellezza, incontro, credibilità, costruire, sono stati invece i modi di declinare il tema della giornata nei laboratori che hanno preso avvio nel pomeriggio in otto parrocchie del centro, occasione di confronto, di condivisione, di fraternità per i giovani provenienti dalle diverse zone della diocesi che hanno aderito all’iniziativa, che hanno poi avuto modo di presentare sul palco appositamente allestito in piazza Duomo, i risultati dell’esperienza vissuta. Un cuore che ascolta è per loro soprattutto imparare a fermarsi, a mettere ordine nella propria vita, cercando l’armonia nel proprio cuore.

Particolarmente emozionante la testimonianza di Simona Atzori, che sullo stesso palco si è poi esibita in un spettacolo di danza e si è aperta, con grande disponibilità, al dialogo con i giovani presenti. Un cuore che ascolta è stato, nella sua vita, trovare la bellezza ed il sorriso della sua vita, nonostante le difficoltà.

Al rettore del Seminario, don Sasà come ai giovani piace chiamarlo, è toccato invece il compito di aprire e chiudere la giornata, consegnando ai giovani un messaggio di speranza: “costruite sempre la vostra vita con i verbi al futuro”, scommettete sulla vita perché la felicità è molto più a portata di mano di quanto non crediamo”. “I nostri ragazzi sono la più grande delle nostre ricchezze” - ha detto tra gli applausi - “ed a modo loro ci insegnano che siamo chiamati ad essere felici ma per essere felici la felicità non bisogna smettere di cercarla”.

di Antonia Cogliandro

pubblicato su L'Avvenire di Calabria