Morosini: la festa del S. Cuore sia un'occasione per aprirci al dialogo con Dio guardando quel che accade attorno a noi

News del 23/06/2017 Torna all'elenco delle news

"Questa Celebrazione della festa del S. Cuore sia un'occasione che il Signore ci dona per aprirci al colloquio con Lui guardandoci attorno, guardando a quel che accade nel mondo, nella nostra città, nella nostra vita. Solo così potremo capire il linguaggio di Dio che parla attraverso il Cuore trafitto del Suo Figlio" "Quel Cuore che parla nel segno del dolore, della sofferenza, cosa ci chiede? la prima domanda è che peso ha Dio nella nostra vita, non solo come fatto intimo, personale, ma nel modo in cui noi realizziamo le relazioni familiari, sociali, la dimensione lavorativa. Riusciamo ancora a cogliere attorno a noi il peso di una presenza significativa di Dio? E quanto conta Dio nella nostra vita?(arcivescovo Morosini)

 

Basta con l'ateismo pratico

Dalle alture dei campi di S. Nicola di Ortì la città di Reggio sembra lontana, la si domina interamente cogliendone gli sfumati contorni disegnati dalla luce dorata del tramonto, immersa nell’atmosfera ovattata dello stretto tra cielo e mare. Lo sguardo degrada verso quell’immagine sopita proiettando su di essa la pace ed il silenzio che lo circondano: quelli della preghiera che abita questo luogo privilegiato, il Monastero della Visitazione di S. Maria, “cittadella di Dio”, “cenacolo e punto di riferimento” per la città stessa, come amava definirlo l’arcivescovo Sorrentino. Una benedizione per la città di Reggio nei frutti di grazia che vi arreca la preghiera incessante e continua che è l’offerta di vita delle suore dell’Ordine fondato da S. Francesco di Sales, una protezione che si esplica specialmente nella missione di essere centro spirituale e di attrazione dei cuori verso il Cuore di Gesù. E’ nel Santuario del Sacro Cuore del Monastero infatti che le parrocchie della città nel mese di giugno confluiscono a turno per i pellegrinaggi. E nel giorno della Solennità liturgica, venerdì 23 giugno, si è svolta qui, come ogni anno, la partecipatissima Concelebrazione presieduta dall’arcivescovo Morosini e seguita dalla tradizionale processione eucaristica. E’ proprio in questa occasione che la benedizione si è fatta gesto visibile e concreto, quando l’arcivescovo Morosini ha voluto sollevare in alto l’ostensorio con il Santissimo Sacramento per rivolgerlo verso quella città non così distante e solo apparentemente sopita, effondendo su di essa la benedizione e la protezione che da questo luogo emanano, come incarnazione stessa dell’amore a Dio attraverso l’esempio e il sacrificio delle vite consacrate.  “Celebrare la festa del Sacro Cuore in questo monastero– aveva detto nell’omelia – ha il significato di un richiamo forte a ripensare al nostro rapporto con Dio, a chiederci che peso ha Dio nella nostra vita. Ogni monastero di clausura è un segnale che ci invita ad andare al di là di un cristianesimo fatto di convenzioni e di scadenze liturgiche, di gesti ripetitivi, per capire se emarginiamo Dio o se invece viviamo la nostra vita terrena  nella prospettiva di quella eterna: queste donne hanno scelto di vivere un legame profondo con Dio perché anche noi potessimo imparare che Dio deve contare nella nostra vita”.  E’ il richiamo ad un fede vissuta non a singhiozzo, nei sacramenti che scandiscono solo superficialmente le scelte di vita o nei comportamenti di facciata, quello che l’arcivescovo definisce una sorta di “ateismo pratico”, ma ad andare al cuore della fede per aprirsi al colloquio con il Signore: nel dialogo personale con il Cuore di Gesù riusciamo a comprendere il senso della sofferenza, a vincerne la paura, a trovare il modo per affrontarla: “solo così – ribadisce l’arcivescovo - potremo capire il linguaggio di Dio che parla attraverso il Cuore trafitto del Suo Figlio”. E’ il messaggio della Festa del Sacro Cuore, un invito a recuperare innanzitutto il rapporto personale con Dio per concretizzarlo nella propria vita, nelle relazioni familiari, sociali, nel lavoro, per “guardarsi attorno”, ed è questo il secondo invito dell’arcivescovo, cogliere nella nostra città il peso di questa presenza ed essere testimoni credibilli.

di Antonia Cogliandro (pubblicato su "L'Avvenire di Calabria del 25 giugno 2017)