Morosini: la Quaresima come invito a ripensare la vita, i valori, la nostra posizione di fronte alla fede e alla cultura dominante.

News del 01/03/2017 Torna all'elenco delle news

“Lasciatevi riconciliare con Dio…Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”: con questa esortazione dell’apostolo Paolo la Liturgia del Mercoledì delle ceneri dà inizio al tempo quaresimale, invitando alla conversione del cuore e suggellando questo invito attraverso le parole che accompagnano il gesto dell’imposizione delle ceneri sul capo dei fedeli: “Convertiti e credi al vangelo!”. Un segno leggero ma allo stesso tempo forte, destinato ad imprimersi come sigillo del cambiamento a cui tutti sono chiamati nei prossimi quaranta giorni. Nel grigiore della cenere si può così intravedere la luce della Pasqua, nella polvere la potenza rigeneratrice che può trasformare la semplice umanità innestandole un soffio di vita nuova. Inizia così quel cammino interiore che nel silenzio della preghiera, nel digiuno dal superfluo e dalla sazietà del superficiale, nell’apertura alla carità verso l’altro, conduce al rinnovamento profondo della propria vita per ritrovare l’essenziale, per riscoprire la misericordia e l’amore, per se stessi, per gli altri, per Dio. 

Ed è questo l’impegno del tempo quaresimale cui l’arcivescovo Morosini ha invitato i fedeli riuniti in Cattedrale ed idealmente tutta la comunità diocesana: “Vi propongo miei cari fratelli una Quaresima all’insegna del ritorno in se stessi, alla ricerca della verità su noi stessi, sui grandi temi della vita, sui valori che devono guidarci, sul fondamento sul quale poggiarci”. Per far questo, ha precisato, occorre partire dalla frese evangelica odierna: “Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Solo dalla ricerca della verità su se stessi “che è prioritaria alla stessa ricerca di Dio”, solo facendo silenzio, chiudendo la porta al frastuono assordante delle tante sollecitazioni della quotidianità, solo entrando nello spazio più recondito e segreto della propria anima, ci si mette veramente in discussione, per riscoprire il senso della propria vita e far chiarezza fra le tante diverse verità che ci arrivano da più parti.

Sta in questo la sfida del tempo quaresimale cui l’arcivescovo richiama tutti:  ritrovarsi vuol dire in definitiva “ribellarsi al pensiero dominante, alla verità confezionata che i mezzi di comunicazione ci propinano in ogni modo, facendoci apparire vero ed ovvio, ciò che tale non è”, vuol dire “evitare il rischio, che è tragica realtà per tanti, di voler far convivere il Dio di Gesù Cristo, della nostra tradizione cristiana, con il modo di pensare la vita e i suoi temi e problemi, che oggi domina..un modo di pensare laico e anticristiano, che ci viene presentato come conquista di verità e di libertà”. E’ immediato il riferimento ai fatti di cronaca che sono alla ribalta dei media in questi giorni, temi scottanti che dividono l’opinione pubblica, ma sui quali la posizione del credente non può che essere decisa, senza cedere a compromessi: “Quanto succede attorno a noi ci fa sempre più capire come la nostra vita sia governata da una visione anticristiana senza precedenti. I recenti avvenimenti sulla morte procurata fuori del territorio italiano, sul riconoscimento giuridico della doppia paternità di un bambino nato da maternità surrogata, ci sollecita a rientrare in noi stessi” per capire “il cedimento verso questa deriva di pensiero da parte di tanti credenti”. “Guardiamoci attorno, miei cari, e interroghiamoci se la nostra società può definirsi ancora cristiana!” Parole dure, impegnative, che associano alla leggerezza voltile della cenere sulla testa la corona di spine e i chiodi della croce, parole che suonano come scalpelli, destinate a scolpire l’uomo nuovo della fede pasquale, parole pronunciate con un tono pacato ma che pure sembrano uscire dal silenzio della Cattedrale, per scuotere l’intera città, soprattutto chi fa le leggi, chi amministra e decide per tutti gli altri. Ma che non deresponsabilizzano ognuno dal fare la propria parte, dal rendersi protagonista del cambiamento auspicato. E l’arcivescovo è il primo a sentire tutta la responsabilità del suo ruolo di guida della comunità a lui affidata: “poiché sono collaboratore di Cristo, vi esorto a non accogliere invano la grazia di Dio…Come non mai in questo momento sento tutta la responsabilità di essere Vescovo. Sento tutta la responsabilità e la gravità di quanto vi ho detto!” A partire da questo monito paterno, l’impegno è per tutti quello di non lasciare passare invano questo tempo favorevole di grazia: “permettiamo a Dio di parlare al nostro cuore, proprio ripartendo da una riflessione su quanto accade attorno a noi”. "La quaresima diventa un forte invito per noi a ripensare la vita, i valori, la nostra posizione di fronte alla fede e alla cultura dominante. Diventa momento forte di preghiera perché Dio ci riveli il suo volto".

di Antonia Cogliandro