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L'arcivescovo Morosini ed i concelebranti durante l'omelia (foto Adriana Sapone)

Benedizione delle ceneri

Imposizione delle ceneri sul vescovo

L'arcivescovo impone le ceneri su mons. A. Denisi

L'arcivescovo impone le ceneri su mons. S. Santoro

L'arcivescovo impone le ceneri su un seminarista

L'arcivescovo impone le ceneri sui diaconi

1 marzo 2017 - Mercoledì delle Ceneri in Cattedrale: l'omelia dell'arcivescovo Morosini

News del 01/03/2017 Torna all'elenco delle news

Alle ore 18.00 la solenne Celebrazione Eucaristica con il rito di imposizione delle ceneri, presieduta dall'arcivescovo Morosini, ha dato inizio al tempo quaresimale.

Guarda il racconto della Celebrazione nelle foto di Adriana Sapone fotoreporter e Alessandro Pezzo nella fotogallery del sito.

Ecco l'Omelia dell'arcivescovo Morosini:

Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 

Racchiude un messaggio che va al di là dell’immediato significato delle parole.

Qui c’è l’esortazione a quel ritorno alla interiorità di agostiniana memoria, nella quale l’uomo deve rifugiarsi, quando vuole cercare il senso della vita. Entra, chiudi, rimani solo, cerca la verità, la verità di risponde.

E’ la metafora dell’uomo che vuole essere attento a se stesso, all’orientamento che vuole dare al suo cammino, che vuole ribellarsi al pensiero dominante, alla verità confezionata che i mezzi di comunicazione ci propinano in ogni modo, martellando il nostro cervello, facendoci apparire vero ed ovvio, ciò che tale non è.

Vi propongo miei cari fratelli una quaresima all’insegna del ritorno in se stessi, alla ricerca della verità su noi stessi, sui grandi temi della vita, sui valori che devono guidarci, sul fondamento sul quale poggiarci. Era questo il senso del messaggio che ho pubblicato domenica scorsa.

Un ritorno nella nostra interiorità, che è prioritaria alla stessa ricerca di Dio, perché se non ci mettiamo in discussione e non mettiamo in discussione tutto quanto ci viene propinato come verità fuori di ogni discussione, neanche Dio potrà essere cercato e trovato da noi.

Non solo, ma eviteremo il rischio, che è tragica realtà per tanti, di voler far convivere il Dio di Gesù Cristo della nostra tradizione cristiana con il modo di pensare la vita e i suoi temi e problemi, che oggi domina e che sta inficiando il nostro popolo, la cui fede semplice rimane, ma che comincia a convivere con un modo di pensare laico e anticristiano, che ci viene presentato come conquista di verità e di libertà.

Fin dal mio primo ingresso in Diocesi ho ribadito che bisognava impegnarsi a superare il divario tra fede e vita. Sembrava un discorso esagerato, una visione pessimistica, perché le nostre chiese le vediamo ancora piene. Ma guardiamoci attorno miei cari e interroghiamoci se la nostra società può definirsi ancora cristiana.

Quanto succede attorno a noi ci fa sempre più capire come la nostra vita sia governata da una visione anticristiana senza precedenti. I recenti avvenimenti sulla morte procurata fuori del territorio italiano, sul riconoscimento giuridico della doppia paternità di un bambino nato da maternità surrogata ci sollecita a rientrare in noi stessi e cercare la verità su noi stessi e sul cedimento verso questa deriva di pensiero da parte di tanti credenti.

Sul suicido assistito, non ho sentito o letto un commento, al di fuori di quelli ufficiali della Chiesa, che si interrogasse sulla liceità dell’atto. No, tutti espressione del senso di colpa perché in Italia non esista ancora una legge che lo permetta.

E così sull’altro fatto: siamo un paese arretrato perché lo Stato non riconosce la liceità dell’utero in affitto.

Mi fermo a segnalare solo questi due avvenimenti, senza addentrarmi su altri esempi: la teoria gender entrata ormai nelle scuole, la presentazione del sesso come divertimento, la depenalizzazione delle droghe leggere, la deresponsabilizzazione di fronte al proprio dovere, il denaro come obiettivo di godimento della vita. E intanto aumentano i delitti a sfondo sessuale, le morti provocate sotto effetto di assunzione di droghe, la schiavitù del gioco.

La quaresima diventa un forte invito per noi a ripensare la vita, i valori, la nostra posizione di fronte alla fede e alla cultura dominante. Diventa momento forte di preghiera perché Dio ci riveli il suo volto.

Lasciatevi riconciliare con Dio. Cioè, permettiamo a Dio di parlare al nostro cuore, proprio ripartendo da una riflessione su quanto accade attorno a noi, e che sappiano non corrisponde più ai nostri valori di un tempo: Progresso dell’uomo? Verità che si perfeziona e diventa sempre umana?

S. Paolo ci ripete: non conformatevi alla mentalità di questo mondo. Ma sono parole che non valgono più o che hanno perso il loro significato? Il linguaggio della Bibbia è antiquato? Queste parole bisogna reinterpretarle?

Se leggo nella Bibbia che Dio maschio e femmina li creo, sull’onda della teoria gender debbo reinterpretare queste parole? Sarebbe la fine della fede, del cristianesimo, del nostro catechismo, di tutto il nostro credo. Se Gesù nel Vangelo dice che il matrimonio non si può sciogliere, io sono autorizzato a dire che questa espressione va reinterpretata, in quanto appartiene ad una cultura e ad un linguaggio sorpassato?

Ecco perché, miei cari, vi ripropongo le parole del Vangelo e a fare di questa quaresima un momento di ripensamento su tutto: entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto.

Come non mai in questo momento sento tutta la responsabilità di essere Vescovo. Permettetemi allora di fare mie le parole di Paolo, ascoltate oggi: Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta.

Sento tutta la responsabilità e la gravità di quanto vi ho detto, altrimenti vi ingannerei e renderei vani tutti gli sforzi messi in atto per questa nuova evangelizzazione.

E’ triste vedere tanti bambini al catechismo per la prima comunione a tanti per la cresima, che, poi, nelle scuole superiori sono tutti o quasi allineati su quanto la cultura dominante di propone. Sento alcune volte l’inutilità di amministrare le cresime, quando so che molti di quei giovani che fanno la cresima o sposano in chiesa fanno parte di quella massa di credenti che accetta divorzio, aborto, eutanasia, maternità surrogata ecc.

Mi sento collaboratore di Cristo anche io, come Paolo e tutti gli altri Apostoli. E allora vi ripeto con S. Paolo: poiché sono collaboratore di Cristo, vi esorto a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: «Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».

Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

La quaresima che oggi comincia è questo tempo favorevole di grazia. Non lasciamolo passare invano.