15 aprile 2022 - Passione del Signore e Via Crucis in Cattedrale: Tutto è compiuto!
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Iniziano i riti del Venerdì Santo: il primo è l'Azione liturgica in Passione Domini (o Passione del Signore) che si è tenuta a partire dalle 17 presso la Basilica Cattedrale di Reggio Calabria. A presiederla l'arcivescovo metropolita, monsignor Fortunato Morrone.
Passione del Signore, l'Azione liturgica in Cattedrale
Non vi è antifona d'inizio; la solenne Azione liturgica in Passione Domini comincia con la preghiera silenziosa, chi può si inginocchia. L’Azione liturgica è dominata dalla croce; manifestazione luminosa dell’amore divino spinto alla follia, la croce lascia spazio solo al silenzio e alla contemplazione.
Oggi la Chiesa, infatti, non celebra nessun sacramento (ad eccezione dell'Unzione degli infermi e della Confessione) e commemora la Passione e morte di Gesù. Anche le campane tacciono in segno di lutto e torneranno a suonare domani sera (Veglia pasquale) al Gloria, segno della resurrezione di Gesù.
Monsignor Fortunato Morrone ha analizzato il Vangelo di Giovanni che ha ripercorso la Passione di Cristo. «Cerchiamo di intepretare qualcosa rispetto al dramma che abbiamo contemplato. Nei racconti degli evangelisti c'è sempre qualcosa di meno rispetto al grande mistero dell'Amore: "Tutto è compiuto", è stato portato a nuova vita. Ci siamo inginocchiati perché è troppo grande questa lezione».
Ha aggiunto il pastore: «In questa narrazione c'è un filo di violenza: "Pietro, rimetti la spada nel fodero". Isaia preannuncia che il Signore sarebbe stato tradito, trafitto da una violenza fisica fino a stravolgerne il volto ormai irriconoscibile: il volto del dolore. Abbiamo ora davanti agli occhi tanti morti che la malvagità umana stanno provocando nel conflitto in Ucraina. Facciamo mente locale sui volti di mamme e bambini innocenti, ci dicono qualcosa o è solo un film dell'orrore?».
«Questa verità non ha superato la nostra fantasia? - continua a interrogarsi Morrone - io e te dove siamo in tutte queste scelte di violenza disumana? Gesù è crocefisso attirando su di sé, come un parafulmine, tutta la violenza di noi umani. È stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per i nostri peccati. Ma come è possibile?».
Proseguendo nella sua omelia, l'arcivescovo di Reggio Calabria ha detto: «Gesù stesso ci da la risposta: lui si identifica con ciascuno di noi. La speranza di poter vivere da fratelli e sorelle non muoia sotto il peso delle nostre responsabilità o omissioni. Si può reagire alla violenza con la violenza, colpo su colpo come sta accadendo in questa guerra, ma è un circolo vizioso chiuso ad un vero futuro di pace e convivenza».
Morrone, avviandosi alle conclusioni dell'omelia, ha affermato: «Come se ne esce fuori da questa catena malefica? "Pietro, rimetti la spada nel fodero" ed estrai la croce del Dio vivente: non c'è altra via per fermare la violenza. Tutto il resto è compromesso instabile, ovunque, anche nelle nostre famiglie».
Il presule, infine, ha ricordato la missione della Chiesa «corpo del Signore, permanente Sacramento del suo amore, inizio del popolo nuovo che ha come statuto le Beatitudini del maestro Gesù».
I riti del Venerdì Santo proseguiranno in Cattedrale a partire dalle 19 con la Via Crucis che sarà presieduta da monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova e presidente della Conferenza episcopale calabra.
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Si è conclusa poco fa la Via Crucis presieduta dall'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone. Il rito del Venerdì Santo è stato vissuto all'interno della Basilica Cattedrale intitolata a Maria Santissima Assunta in Cielo.
La cronaca della Via Crucis con l'arcivescovo Morrone
«Rimetti la spada nel fodero». Questo è il filo conduttore delle riflessioni che monsignor Fortunato Morrone ha fatto coi fedeli di Reggio Calabria durante il Venerdì Santo.
Una Via Crucis «scomoda» come si legge già dal sussidio di preghiera proposto per l'occasione dall'Ufficio liturgico diocesano, presieduto da don Nicola Casuscelli.
«Ho udito il grido del mio popolo e sono sceso a liberarlo», si legge nel Libro dell'Esodo. La Via Crucis in Cattedrale ripercorre e valorizza la fragilità come «un passaggio necessario, ma transitorio».
Nel ripercorrere le quattordici stazioni, dalla condanna a morte di Gesù al sepolcro, i fedeli radunati nella Basilica reggina hanno condiviso la sofferenza del Cristo attraverso le meditazioni proposte.
Una sofferenza che non giunge come «rassegnazione passiva, ma è accoglimento della croce, è accettazione della volontà del Padre».
Le meditazioni in Cattedrale
Le persone che, uno dopo l'altro, si alternano in quel cammino stanco del Signore sono segni per la fede di tutti. Un esempio? Simone di Cirene: «Innamorarsi di Gesù, vuol dire accogliere senza sconti le esigenze del Vangelo, soprattutto quando abbiamo una croce da portare» si legge in Cattedrale meditando sulla quinta stazione.
Che dire, poi, della Veronica? Una donna capace «credere alla forza dei piccoli gesti d’amore, capaci di consolare il cuore di chi sta sotto il peso della sua croce».
Commentando la decima stazione (Gesù è spogliato delle vesti), le meditazioni proposte dall'Ufficio liturgico diocesano fanno un invito ai credenti: «Il suo sacrificio ci deve aiutare a toglierci le vesti del tornaconto e dell’interesse personale e a indossare l’abito della condivisione».
La crocifissione, la morte. Gesù, infine, deposto dalla croce (tredicesima stazione). Spunta un'altra persona-simbolo della Via Crucis: Giuseppe d'Arimatea: «Ogni cristiano, oggi, non solo deve accogliere la sua croce, ma deve anche schiodare coloro che vi sono appesi, eliminare tutte le ingiustizie, liberare tutti gli oppressi, sollevare tutti i sofferenti e i fragili».
Davanti al silenzio del sepolcro, infine, il clima è una «riconciliazione con la gioia». Perché, infatti, la Pasqua, ormai imminente, «è la festa degli ex delusi della vita, nel cui cuore all’improvviso nasce la speranza».
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