15 agosto - Solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria: l'icona del nostro futuro

News del 15/08/2016 Torna all'elenco delle news

Non possiamo non chiederci, oggi, che senso abbia parlare di "Maria assunta in cielo, in corpo e anima": come è possibile anche solo proporre alla mentalità scientifica attuale, post-metafisica, post-moderna, alla cultura attuale tutta ripiegata sull'esperienza concreta, di rivolgere gli occhi verso il cielo dove è assunta Maria? Eppure la fede cristiana osa dilatare l'orizzonte della cultura attuale, annunciando l'evento sconcertante che Maria, una donna precisa e concreta, con la sua identità personale, è viva di una vita piena, eterna, di una vita non più descrivibile dalla ragione scientifica, perché accolta nell'intimità della Fonte stessa della vita, che è Dio. 

Proclamare "Maria assunta in cielo", minimamente percependo ciò che si afferma, significa avere il coraggio di entrare nell'inesauribile ed ineliminabile problema del rapporto tra la fede e la ragione, generato dalla domanda che nasce nell'intimo di ogni uomo, sul senso della propria esistenza e del mondo intero: l'uomo moderno che la scienza indaga sempre più profondamente, sente che la domanda che egli pone su di sé, non trova risposta, ma nasce ancora più forte, come conseguenza di una scienza che, fedele al proprio metodo di ricerca, si confessa incompetente di fronte all'assillo di trovare il "senso" della meraviglia che essa stessa indaga.
Nel suo diario della prigionia ("Resistenza e resa") Dietrich Bonhoeffer nota: "nella teologia, oggi, noi stessi abbiamo bisogno di ricominciare a comprendere".
I cristiani che oggi hanno il coraggio di credere, celebrare e annunciare al mondo "Maria assunta in cielo in corpo e anima", non possono esimersi dal chiedersi, per primi: ma che cosa significa questa affermazione, espressa in termini che si possono ritenere mitici?
"Maria assunta in cielo, corpo e anima": Maria è una donna, una persona precisa, con la drammaticità della sua storia, è una donna che il Vangelo descrive, simile a tutte le altre.
"E' assunta in cielo": il participio passivo significa che Maria è il termine di una azione compiuta da un altro. Maria è presa, innalzata, introdotta "in cielo", termine mitico per indicare il mistero di Dio: dunque Maria è il termine di un atto di Dio, che la ama, la afferra e la innalza per renderla partecipe del suo infinito Amore. E Maria è assunta in cielo, "corpo e anima": non è solo il suo spirito, la sua anima, è lei, Maria, in tutta la sua concretezza umana personale.
Maria assunta in cielo, in corpo e anima" vuol dire che questa donna si è lasciata talmente amare, da un Amore che la dimensione della vita storica non può esaurire; vuol dire che in lei la morte significa raggiungere l'intimità più profonda con l'Amore.
In Maria, nella sua esperienza, si apre così l'orizzonte per la comprensione di quel "senso" che l'uomo non cessa di cercare ma che trova solo quando, credendo l'Amore, comincia a gustare i meravigliosi scenari aperti dalla scienza.
La pagina del Vangelo di Luca (Lc.1,46-55), il Magnificat, descrive in modo mirabile l'esperienza di Maria che trova il suo compimento in lei "assunta in cielo".
Maria è una ragazza che ha creduto all'Amore: credere, affidarsi all'Amore è il senso fondamentale dell'esistenza umana. Ogni attimo della vita è una scelta: vivere per sé o vivere amando. Chi crede, ama: chi ama si affida. A chi si affida? All'altro che ha di fronte. Ma come è possibile affidarsi se non credendo che, ogni "altro" fragile è solo il segno, il simbolo di un "Altro" al quale solo ci si può affidare totalmente?.
Il Magnificat ci descrive tutto il cammino della fede di Maria: la sua vita è di una drammaticità senza pari. Ha imparato a credere l'Amore di Colui che è con chi si affida a Lui, con chi è umile, debole. Ha imparato a gustare l'Amore con il suo cuore di donna, con la sua sensibilità, con il suo corpo di donna, ha sperimentato che cosa significhi portare nel suo grembo un figlio, partorirlo, tremare per lui, soffrire il dolore più atroce: la morte, il momento della più grande fragilità, non può essere l'abbandono da parte di Colui che è l' "Amore fedele", ma l'abbraccio senza più veli. In Maria si illumina il senso della vita: nel suo corpo di donna che ha creduto l'Amore, Dio rivela che tutto è bello, quando tutto è Amore.

Omelia di mons. Gianfranco Poma ( Il corpo della donna )


Siamo germogli di luce nel mondo

L'Assunzione di Ma­ria al cielo in anima e corpo è l'icona del nostro futuro, anticipazione di un comune destino: an­nuncia che l'anima è santa, ma che il Creatore non spre­ca le sue meraviglie: anche il corpo è santo e avrà, trasfi­gurato, lo stesso destino del­l'anima. Perché l'uomo è u­no.
I dogmi che riguardano Ma­ria, ben più che un privilegio esclusivo, sono indicazioni esistenziali valide per ogni uomo e ogni donna. Lo in­dica benissimo la lettura dell'Apocalisse: vidi una donna vestita di sole, che sta­va per partorire, e un drago. Il segno della donna nel cie­lo evoca santa Maria, ma an­che l'intera umanità, la Chiesa di Dio, ciascuno di noi, anche me, piccolo cuo­re ancora vestito d'ombre, ma affamato di sole. Con­tiene la nostra comune vo­cazione: assorbire luce, far­sene custodi (vestita di sole), essere nella vita datori di vi­ta ( stava per partorire): ve­stiti di sole, portatori di vita, capaci di lottare contro il male ( il drago rosso). Indos­sare la luce, trasmettere vi­ta, non cedere al grande ma­le.
La festa dell'Assunta ci chia­ma ad aver fede nell'esito buono, positivo della storia: la terra è incinta di vita e non finirà fra le spire della vio­lenza; il futuro è minaccia­to, ma la bellezza e la vitalità della Donna sono più forti della violenza di qualsiasi drago.
Il Vangelo presenta l'unica pagina in cui sono protago­niste due donne, senza nes­sun'altra presenza, che non sia quella del mistero di Dio pulsante nel grembo. Nel Vangelo profetizzano per prime le madri.
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo». Prima parola di E­lisabetta, che mantiene e prolunga il giuramento irre­vocabile di Dio: Dio li benedisse (Genesi 1,28), e lo e­stende da Maria a ogni don­na, a ogni creatura. La pri­ma parola, la prima germi­nazione di pensiero, l'inizio di ogni dialogo fecondo è quando sai dire all'altro: che tu sia benedetto. Poterlo pensare e poi proclamare a chi ci sta vicino, a chi condi­vide strada e casa, a chi por­ta un mistero, a chi porta un abbraccio: «Tu sei benedet­to», Dio mi benedice con la tua presenza, possa bene­dirti con la mia presenza.
«L'anima mia magnifica il Signore». Magnificare signi­fica fare grande. Ma come può la piccola creatura fare grande il suo Creatore? Tu fai grande Dio nella misura in cui gli dai tempo e cuore. Tu fai piccolo Dio nella misura in cui Lui diminuisce nella tua vita.
Santa Maria ci aiuta a cam­minare occupati dall'avve­nire di cielo che è in noi co­me un germoglio di luce. Ad abitare la terra come lei, be­nedicendo le creature e facendo grande Dio.  

Omelia di padre Ermes Ronchi 
 


L'anima mia magnifica il Signore

La Chiesa celebra oggi la festa dell'assunzione di Maria al cielo. In Oriente veniva chiamata "Dormitio Virginis". Ed è bella l'antica leggenda che narra, appunto, la morte di Maria come un addormentarsi. Mentre si stava avvicinando il giorno della fine terrena della madre di Gesù, gli angeli avvertirono gli apostoli sparsi nelle varie parti del mondo, i quali subito si recarono attorno al letto di Maria. Potremmo dire che si ricomponeva, in certo modo, la scena del giorno di Pentecoste, quando essi, nel cenacolo, erano "perseveranti in preghiera con Maria"(At 1,4). Ora sono nuovamente attorno a lei, dopo molti anni da quel giorno, e magari le raccontano anche tutte le meraviglie che il Signore ha compiuto attraverso la loro predicazione. 
Il miracolo della Pentecoste non si era fermato: tante comunità cristiane erano nate in numerose città. Quel piccolo seme era divenuto un albero con molti rami. Narra la leggenda che, non appena gli apostoli terminarono il racconto, Maria si addormentò. Questa scena è divenuta, in Oriente, l'icona che descrive la festa odierna: al suo centro c'è Gesù che tiene tra le sue braccia una bambina, è Maria, divenuta "piccola" per il Regno, e condotta dal Signore nel cielo. 
Potremmo dire che la festa di oggi ricorda l'ultimo tratto di quel viaggio che Maria iniziò subito dopo il saluto dell'angelo. Luca scrive che Maria "in quei giorni, si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda". Allora correva dalla Galilea verso una cittadina vicino Gerusalemme, per andare a trovare la cugina Elisabetta. Oggi la vediamo correre verso la montagna della Gerusalemme celeste per incontrare, finalmente il volto del Padre e il suo Figlio. C'è da dire che Maria, nel viaggio della vita, mai si è staccata dal suo Figlio. Fin dall'inizio. L'abbiamo vista con il piccolo Gesù fuggire in Egitto, e poi condurlo adolescente a Gerusalemme, e per trenta anni a Nazareth, ogni giorno. Lo ha seguito quando ha lasciato la Galilea per predicare in ogni città e villaggio e lo ha accompagnato fin sotto la croce. L'umile serva del Signore tutto conservava nel suo cuore. Oggi la vediamo giungere sulla montagna di Dio, "vestita di sole, con la luna sotto i piedi e con una corona di dodici stelle sul capo" (Ap 12, 1), ed entrare nel cielo, nella celeste Gerusalemme. 
E' stata la prima dei credenti ad accogliere la Parola di Dio, è la prima ad essere assunta nel cielo. E' stata la prima a prendere in braccio Gesù quand'era ancora bambino, ora è lei la prima ad essere presa dalle braccia del Figlio ed essere assunta nel cielo. Lei umile ragazza di uno sperduto villaggio della periferia dell'Impero, poiché ha accolto il Vangelo, diviene la prima cittadina del cielo, assunta da Dio accanto al trono del Figlio. Davvero il Signore rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili. E' un mistero grande, quello che oggi celebriamo. 
E' il mistero di Maria, ma è anche il mistero di tutti noi, anzi il mistero stesso della storia. Questa festa ci apre uno squarcio sul nostro futuro: essere con il corpo accanto al Signore. Potremmo dire che con la festa di oggi inizia la vittoria piena della resurrezione; iniziano i cieli nuovi e la terra nuova annunciati dall'Apocalisse, la celeste Gerusalemme comincia a popolarsi e a vivere la sua vita di pace, di giustizia e di amore. 
Il Magnificat di Maria può divenire perciò il nostro Magnificat, il canto dell'umanità intera che vede il Signore piegarsi su tutti gli uomini e tutte le donne, umili creature, e assumerli con Sé nel cielo per divenire per sempre suoi familiari. 
Oggi, sentiamo particolarmente festoso il canto di tutte quelle donne senza nome, quelle che nessuno ricorda, le povere donne schiacciate dal peso della vita, che finalmente si sentono abbracciate da mani affettuose e forti che le sollevano e le conducono sino al cielo. Sì, è l'assunzione delle povere donne da parte di Dio. E' l'assunzione delle schiave, delle donne del terzo mondo costrette a piegarsi sino a terra; è l'assunzione delle bambine obbligate ad un lavoro disumano e colpite prematuramente dalla morte; è l'assunzione delle donne costrette a soccombere nel corpo e nello spirito alla violenza cieca degli uomini; è l'assunzione delle donne che nascostamente lavorano senza che nessuno si ricordi di loro. Oggi, il Signore ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato le donne umili e sconosciute, ha rimandato i ricchi e i forti a mani vuote e ha ricolmato di beni le donne affamate di pane e di amore, di amicizia e di tenerezza. Stringiamoci attorno alla Madre di Dio e a tutte le povere donne di questo mondo, come fecero quel giorno gli apostoli, per poter essere anche noi assunti dal Signore nel suo amore.

Omelia di mons. Vincenzo Paglia 
 

Liturgia della Parola della Messa Vespertina della Vigilia

Liturgia  e Liturgia della Parola della Solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria: 15 Agosto 2016

 tratto da www.lachiesa.it