Imago Francisci: incontro sul culto di S. Francesco di Paola con padre Rocco Benvenuto

News del 20/04/2016 Torna all'elenco delle news

Un santo calabrese il cui culto ha raggiunto dimensioni planetarie: San Francesco di Paola, che durante la sua vita è passato dall’eremitaggio di Paola alla corte di Francia, sin dagli anni immediatamente successivi alla sua canonizzazione è diventato un icona di calabresità nel mondo. La sua fama di taumaturgo e diplomatico, di austero penitente e di mediatore di pace ha seguito le rotte dei colonizzatori spagnoli e portoghesi, ha camminato con i passi veloci dei suoi frati e nelle valigie degli emigranti, attraversando i confini tra gli stati ma anche le barriere politiche e sociali. 

A ricostruire i tratti salienti dell’origine e diffusione del culto del santo paolano è padre Rocco Benvenuto, religioso appartenente all'ordine dei minimi fondato da San Francesco e tra i maggiori studiosi del santo, invitato a relazionare su questo tema dall’arcivescovo Morosini, suo confratello, che lo ha presentato come “lo storico dell’ordine attualmente più importante, per livello e per quantità di studi che ha fatto e che continua a fare, e per la ricerca e la raccolta delle fonti originali”.

L’evento, organizzato il 19 aprile dall’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova nell’ambito delle manifestazioni del VI centenario della nascita del santo, è stato una preziosa occasione, per il pubblico convenuto nella Sala “Mons. Ferro” della Curia Arcivescovile, di conoscere la vastità geografica nonché particolari poco noti della storia del culto. Per far immediatamente visualizzare la portata universale della devozione padre Rocco ha condotto tutti in un giro virtuale da un estremo all’altro del mondo, passando non solo per conventi e cattedrali dedicati a S. Francesco di Paola in Australia, Africa, America, Asia, ma anche per città che ne portano il nome. Una per tutte, in Sud Africa: Cape St. Francis,  a lui dedicata da un esploratore portoghese che vi era arrivato nel 1575.

Padre Rocco ha poi esaminato uno ad uno i diversi canali attraverso i quali l’Ordine dei Minimi, pur non essendo stato l’unico a contribuire alla propagazione della fama di S. Francesco di Paola, ne è stato però il principale artefice: le agiografie, la liturgia, la predicazione, la pietà popolare, la Regola dell’Ordine, i libri e l’iconografia. 

Se S. Francesco di Paola è stato canonizzato solo 12 anni dopo la sua morte, bisogna attendere 70 anni per vedere pubblicata la sua prima “Vita” e più di un secolo perché l’Ordine dei Minimi si metta in moto a divulgare le agiografie del santo, ma questo non ha impedito che le notizie sulla sua vita circolassero attraverso altre modalità, come le omelie dei predicatori o il Messale della Celebrazione Liturgica del santo, o le storie per immagini raffigurate nei chiostri dei conventi a lui dedicati, che ne diventano una sorta di biografia illustrata, mettendo in evidenza talvolta gli aspetti miracolistici di guaritore e taumaturgo, talvolta quelli di rappacificatore sociale e diplomatico. 

Attraverso la rilettura iconografica, che pure resta ancora uno dei campi aperti di studio su S. Francesco di Paola, padre Rocco ha illustrato lo svilupparsi dell’immagine riconoscibile del santo, con i suoi attributi caratteristici della barba lunga e del bastone inclinato, oltre che lo stemma del “Charitas”, emblema del carisma di S. Francesco e “sintesi di quella che era la missione che i Minimi erano chiamati a realizzare”. Dell’importanza del santo è indicativo il fatto – ha detto padre Rocco – che sia stato “il quarto santo ad entrare nella Basilica Vaticana nelle nicchie dei santi fondatori di ordini religiosi, dopo S. Domenico, S. Elia, e S. Francesco di Assisi, ma soprattutto la sua collocazione proprio di fronte a S. Pietro, posto di eccellenza che gli da la massima visibilità”. 

Da eremita a uomo di relazioni e pacificatore, da calabrese a uomo globale, per la devozione universale che gli viene riconosciuta S. Francesco di Paola è santo attuale, ed il suo messaggio parte dalla sua rigorosa e forte testimonianza di vita per arrivare, in questo anno giubilare, a parlarci ancora di conversione e di misericordia.