Arcivescovo Morosini: Omelia del 4 ottobre Terzo sabato del Percorso Post-Convegno

News del 05/10/2014 Torna all'elenco delle news

Carissimi fratelli, 

1. La liturgia di oggi con le sue letture ci permette di continuare la nostra riflessione su come far ripartire la vita della nostra Chiesa diocesana dopo il Convegno, che ha avuto per tema: “Ripartire dall’evangelizzazione”. 

2. Sia la prima lettura che il Vangelo ci propongono il drammatico interrogativo: il Signore può essere contento di noi, del nostro modo di essere cristiani? Noi sacerdoti possiamo essere tranquilli su come stiamo conducendo il nostro lavoro pastorale? Si può fare di più e di meglio? 

3. Il Papa ci sta sollecitando: voglio una Chiesa diversa, meno chiusa in se stessa, sulle sue strutture e nelle sue tradizioni. Voglio una Chiesa aperta, missionaria. Voglio una Chiesa in uscita, cioè una Chiesa che non si accontenta di leggere il Vangelo in Chiesa, ma che esce fuori ad annunciarlo. Fuori dove sta la gente che non viene mai in Chiesa; fuori dove sta la gente che ha negato Dio; fuori dove stanno le persone in difficoltà, con molti problemi che dicono di non avere tempo di pensare se Dio c’è o se ci propone uno stile diverso di vita. 

4. Di conseguenza il Papa vuole una Chiesa che riscopra il senso della fraternità e della comunione. Vuole una visione di Parrocchia dove non sia solo il prete e pochi collaboratori a sentire il peso dell’evangelizzazione. Siamo tutti operai della vigna del Signore, ai quali verrà chiesto conto di ciò che avremo fatto per essa. Il Papa vuole una parrocchia ove tutti ci sentiamo missionari, sotto la guida del sacerdote, che ha il compito di guidare la comunione di tutti i fedeli. Ecco perché vi parlo carissimi fedeli. Ecco perché queste omelie le trovate sul sito della diocesi: perché molti vengano a conoscenza di questa immagine di Chiesa. 

5. Nelle prime due omelie del sabato ho spiegato cosa vuol dire “Ripartire dall’evangelizzazione” e quali sono i problemi del nostro tempo, secondo le indicazioni del Papa. Questa sera voglio parlarvi delle nostre specifiche difficoltà: quelle delle nostre diocesi e delle singole nostre parrocchie. Lo faccio dopo aver visitato in questo anno tutte le parrocchie, dopo aver parlato con i sacerdoti, dopo aver parlato anche con molti di voi. 

6. In tutte le nostre parrocchie si fa fatica ad attuare quanto il Papa ci sta chiedendo; cioè una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno, perché non serve più una semplice amministrazione, ma ci vuole una spinta missionaria, capace ci trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventano un canale adeguato per l’evangelizzazione. Sono le parole del Papa. 

 

7. Vi chiedo: il nostro anno pastorale sta partendo con questo stile missionario e con questo animo di cambiare le cose per favorire lo stile missionario? In tutte le parrocchie sta per partire la catechesi dei ragazzi e i corsi di preparazione alla cresima e al matrimonio. Domanda: perché li facciamo, perché vogliamo educare alla fede o per accedere ai sacramenti, per cui una volta avanti finisce la partecipazione alla vita della Chiesa. 

8. Si va al catechismo o agli incontri, ma non si va a messa. I genitori non accompagnano i loro figli, non sono disposti a verificare con i figli il loro modo di vivere la fede. In Famiglia non si educa alla fede, e questo pregiudica la catechesi in Parrocchia. Fatta la prima comunione i genitori non sentono il bisogno di far continuare la formazione cristiana ai loro figli, con la conseguenza che dalla V elementare in poi si crea un vuoto di formazione proprio quando ci sarebbe più bisogno di essa. In molte parrocchie non ci sono proposte formative dopo la prima comunione. Cari sacerdoti passiamoci la mano sulla coscienza. 

9. Per gli adulti, che fanno i corsi di preparazione alla cresima e al matrimonio, qualche volta questi corsi si riducono a pochi incontri che non provocano una revisione personale della fede. La catechesi non è far i sacramenti, ma è educazione alla vita cristiana. Voi fedeli dovete cambiare mentalità in tal senso. I corsi di preparazione al matrimonio e alla cresima debbono provocare un ripensamento della fede. 

10. Ci vuole maggiore intesa tra sacerdoti e laici. Non ci può essere una chiesa missionaria sei i sacerdoti non riconoscono il ruolo dei laici come corresponsabili secondo la vocazione ricevuta. I laici devono capire che non basta la buona volontà, ma ci vuole una seria preparazione teologica e pastorale. 

11. Il cancro della ‘Ndragheta Abbiamo passato un anno in trincea, accusati continuamente che noi come Chiesa facciamo poco contro questo male sociale, che c’è e non lo possiamo ignorare. Dobbiamo recuperare il senso della legalità e della giustizia. Dobbiamo minare la mafiosità che serpeggia tra noi. Dobbiamo imparare a denunciare. Dobbiamo riportare l’unità tra fede e vita. 

12. Le feste patronali. Va affrontato questo tema e tronare a dare indicazioni in tal senso. La festa deve essere un’esperienza di fede, che deve essere guidata dal parroco e dal consiglio pastorale. Non è possibile che si costituiscono comitati stabili o anno per anno da parte di gente che non frequenta abitualmente la Chiesa. Itinerari e soste della processione devono essere concordati con il parroco. Non si appendono soldi alle statue. Non si balla la statua. Saranno norme che verranno ricordate da parte di tutti vescovi. In questo clima di secolarizzazione e scristianizzazione si corre il rischio di perdere la fede se non la si purifica e non la si fonda sulla sequela di Gesù e sulla sua Parola. Gesù avverte: “la vigna sarà data ad altri. È un monito per noi. Se tutto questo ci può apparire difficile, confidiamo nel Signore, come ci insegna l’Apostolo: non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste con preghiere e suppliche. Dio ci darà quanto noi non riusciamo a realizzare. 

 

                                                S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini 

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